Il punto
Manovra al buio, Meloni va di fretta ma le modifiche non cambiano la sostanza. E la ratifica del Mes resta in calendario
Il Pd sostiene che il percorso non è “né trasparente né chiaro”. Il Movimento 5 Stelle paventa l’esercizio provvisorio. Italia Viva si rimbocca le maniche e presenta dieci subemendamenti
Adesso anche la maggioranza ha paura. La manovra si fa pericolosa – tra le curve di questa fine anno, il tunnel delle scadenze internazionali e le strettoie parlamentari – e la strada, per quanto corta, è tutta in salita. Lo sanno al Mef, dove il gabinetto del ministro Giorgetti gira la clessidra ogni ora che passa, e per ogni giro di clessidra parte qualche telefonata di preallarme. Le opposizioni, con un occhio al calendario, parlano di “tempi strozzati”. Bisognerà portare il testo della Manovra in Aula al Senato il 21 dicembre con la fiducia per poi votare la nota di variazione, tabelle e via libera finale il 22 mattina. La ratifica del Mes resta nel calendario dell’Aula della Camera per la prossima settimana, in coda ad altri quattro provvedimenti. C’è il verosimile rischio di ulteriori rinvii. “Fontana difenda le prerogative del Parlamento”, aveva chiesto il Pd. E lui non se lo è fatto ripetere due volte: “Il provvedimento di ratifica dell’accordo di modifica del Trattato sul MES è inserito nel calendario dei lavori del mese di dicembre dell’aula della Camera. Quando si arriverà al momento del suo possibile esame, l’Aula sarà nelle condizioni di assumere ogni decisione”, ha fatto sapere ieri il presidente della Camera dei deputati, Lorenzo Fontana.
Sirene accese
Perde così peso anche la polemica sul fax di Di Maio mostrato in Aula a palazzo Madama dalla premier Meloni con il M5s. “Sono pronto a un bel dibattito con Meloni sul Mes ad Atreju”, dice Conte. Il capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato, Lucio Malan, ieri ha inaugurato la festa di Atreju – dal programma roboante, quest’anno – a sirene accese. “Dobbiamo approvare la manovra in tempo utile, purtroppo siamo arrivati un po’ lunghi. Dobbiamo recuperare e usare al massimo tutto il tempo a disposizione, chiedendo uno sforzo prima ai senatori e poi ai deputati con date più scomode”. Date scomode? Un ossimoro, per un’agenda parlamentare scandita dalla sacralità delle pause natalizie. Ma anche un paradosso per una maggioranza che avrebbe tutti i numeri per dare alla legge di bilancio forme e tempi desiderati. Tommaso Foti, che del primo partito è capogruppo alla Camera, si esercita in un ghirigoro: “Il Senato farà le sue scelte e i suoi accordi nei tempi che la politica consiglia”. E a chi gli contesta l’irricevibilità di una manovra non leggibile, se consegnata all’ultimo minuto, Foti replica: “Dovrebbero iniziare a pensare che sono quelle che continuano a chiedere il rinvio perché vogliono un quadro complessivo della situazione. Chi chiede una cosa non può lamentarsi poi dell’altra”. Che il percorso della manovra fosse blindato, si sapeva. Però votare a scatola chiusa, senza conoscerne il testo finale, non si può fare. Non si è mai fatto. Giorgia Meloni, non quella del 2023 ma quella del 2021, avrebbe gridato al colpo di Stato.
Le trattative
E allora? L’ufficio di presidenza della commissione Bilancio di Palazzo Madama, impegnato a raggiungere un accordo tra maggioranza e opposizioni, ieri ha visto le trattative andare avanti fino a sera. Le alternative, ci viene detto a lavori aperti, sono due: “Adeguarsi alla proposta del Governo di chiudere tutto al Senato entro la mattina di venerdì 22 dicembre, oppure votare tutti gli emendamenti”, ha spiegato uno dei tre relatori della legge di Bilancio 2024, Guido Quintino Liris (FdI). “La nostra proposta non è più trattabile, altrimenti votiamo tutto”, ha sottolineato Liris: “Se invece si trova l’accordo e le opposizioni ci segnalano le loro priorità, le valuteremo”. Idee? Dalle opposizioni ne arriva qualcuna, come sempre in ordine sparso.
Il Pd sostiene che il percorso non è “né trasparente né chiaro”. Il Movimento 5 Stelle paventa l’esercizio provvisorio. Italia Viva si rimbocca le maniche e presenta dieci subemendamenti. “Temi noi essenziali e irrinunciabili. Con essi confermiamo il nostro No agli aumenti delle tasse che il governo vuole introdurre con la manovra: Imu, cedolare secca, sanità per i transfrontalieri Italia-Svizzera. Le ultime modifiche che il Governo ha apportato alla manovra non cambiano la sostanza’’. È quanto affermano una nota Raffaella Paita, coordinatrice nazionale di Italia Viva e membro della Commissione Bilancio e Enrico Borghi, capogruppo di IV in Senato. Mentre per il governo di Roma, con il Mes all’orizzonte già la settimana prossima sembra giunta l’ora delle decisioni revocabili, a Francoforte la Bce risparmia le sorprese per Natale. E chiude l’ultima riunione di politica monetaria lasciando invariati i tassi di interesse di riferimento. All’orizzonte, però, nemmeno l’ipotesi di un allentamento della politica monetaria.
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