Stop tra le polemiche alla cosiddetta “cannabis light”. La norma che ne autorizzava la commercializzazione ieri è stata stralciata dal maxiemendamento presentato dal governo alla legge di bilancio perché la presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, l’ha dichiarata inammissibile per “estraneità alla materia”. A chiedere il vaglio di ammissibilità è stata la Lega, che aveva annunciato battaglia dopo l’approvazione in commissione Bilancio dell’emendamento dei Cinque stelle che stabiliva che la canapa industriale con un contenuto di Thc non superiore allo 0,5% non fosse più considerata come una sostanza stupefacente.

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L’annuncio dello stralcio è accolto dagli applausi del centrodestra e in Aula scoppia la bagarre. I 5s chiedono alla presidente di dimostrare che la scelta non sia frutto della «pressione della sua parte politica», ma Casellati replica: è una «decisione meramente tecnica». E un ringraziamento “tecnico” le arriva da Matteo Salvini «per aver evitato la vergogna dello Stato spacciatore». Giorgia Meloni rivendica lo stop all’emendamento come una vittoria di Fratelli d’Italia. Ma per il grillino Mattia Mantero, firmatario della norma, l’esultanza delle opposizioni dimostra la loro «estrema ignoranza in materia» perché l’emendamento «non riguarda la droga ma va ad incidere sugli agricoltori»: «In Italia ci sono 3mila aziende che coltivano la canapa, che non delocalizzano, e che danno da lavorare a 12mila persone. Quindi l’applauso che le opposizioni hanno fatto in aula, lo hanno fatto in faccia agli agricoltori italiani», accusa. «L’emendamento avrebbe colmato un vuoto normativo e regolamentato un settore che, a seguito della sentenza della Corte di Cassazione di giugno scorso, non ha più norme chiare e definite», scrive sui social il ministro per i rapporti con il Parlamento Federico D’Incà, precisando di rispettare l’autonomia della presidente del Senato, ma di essere “amareggiato”.

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A difesa di Casellati si schiera Forza Italia: per il portavoce Giorgio Mulè la sua decisione è «tecnicamente ineccepibile». I parlamentari dell’intergruppo per la legalizzazione della cannabis, invece, la giudicano «gravissima perché l’emendamento era assolutamente attinente alla materia del bilancio, rispondendo alle esigenze finanziarie e produttive di un settore che coinvolge migliaia di produttori e di lavoratori». E il radicale Riccardo Magi, deputato di +Europa, punta il dito contro la debolezza di governo e maggioranza «per nulla coesi nel difendere una norma che avrebbe dato certezza a un mercato legale e in espansione che occupa migliaia di persone» e annuncia che ripresenterà l’emendamento alla Camera.

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