La storia di Marta, studentessa 26enne, accoltellata il 22 marzo del 2021 a Mogliano Veneto, scatenò grande clamore. A impugnare il coltello e aggredire la ragazza mentre stava facendo jogging fu un quindicenne. Il giovane non seppe dare spiegazioni per quel folle gesto e ammise di aver scelto la vittima “a caso” e che “voleva rapinare una persona perché doveva ‘prendere’ il fumo”. Marta fu raggiunta da 23 coltellate, finì in coma e si svegliò 48 ore dopo. Fu sottoposta a interventi chirurgici. È viva per miracolo. Il ragazzino, condannato in Appello a scontare 5 anni di carcere, in questo momento sarebbe già uscito dal carcere minorile di Napoli per un pasticcio giudiziario.

A raccontare la vicenda è il Corriere del Veneto. Secondo la ricostruzione del quotidiano, a causa di un errore giudiziario, qualche giorno fa il ragazzino è stato scarcerato e, appena tornato libero, è salito su un aereo e ha lasciato l’Italia. “Da quel che sappiamo si troverebbe a Londra con la madre” spiega l’avvocato Alberto Barbaro, che in tutto questo tempo si è battuto al fianco di Marta. Il ragazzino non starebbe infrangendo affatto la legge perché ne avrebbe tutto il diritto. Secondo quanto riportato dal quotidiano, il ragazzino, in seguito ad alcune tensioni nel carcere per minorenni di Treviso, era stato trasferito a Napoli. La legge parla chiaro: senza una condanna definitiva non si può tenere una persona in carcere per troppo tempo. Il 21 luglio scadevano i termini per la custodia cautelare in prigione del minorenne, il pubblico ministero ha chiesto (e ottenuto) che il giudice per i minorenni, pur scarcerandolo, ne disponesse il suo immediato trasferimento in comunità. Ma perchè abbia valore e sia eseguito, un ordine va comunicato in anticipo al suo destinatario.

E qui, secondo quanto ricostruito dal legale di Marta, Alberto Barbaro, sarebbe accaduto il disguido. Il provvedimento non sarebbe staro notificato al ragazzino perchè sarebbe stata erroneamente indicata la data del 20 settembre, anzichè il 20 luglio, come termine ultimo per la comunicazione. Del minorenne si è persa ogni traccia: voci insistenti lo danno a Londra con la madre che lì lavora come cuoca. Il suo allontanamento, viene precisato, è legale, con i termini di custodia scaduti e in assenza di un ordine del giudice. “A pesare è soprattutto la frustrazione per quella che viene vissuta – dice Barbaro – come l’ennesima ingiustizia. Lo Stato riuscirà a riportare in Italia l’aggressore affinchè sconti quella pena definitiva che dovrebbe avere lo scopo di recuperarlo?”.

Al di là della pena il giovane è una persona con evidenti fragilità. All’epoca dei fatti la mamma raccontò: “Lunedì il suo cervello ha avuto una sorta di blackout”. In una intervista rilasciata al Corriere del Veneto, la donna non volle giustificare il figlio ma provò a spiegare il momento difficile che stava vivendo in quel frangente in cui le scuole sono state chiuse per l’emergenza coronavirus.

“All’inizio aveva buoni voti, poi è cominciata la didattica a distanza e lì è cambiato (…). E da quando la squadra di calcio in cui gioca ha sospeso gli allenamenti, la situazione è peggiorata. E’ come se, in mezzo a tutte queste restrizioni, non riuscisse a trovare un equilibrio” racconta la donna che lavora come cuoca e accudisce da sola il figlio, iscritto a un istituto alberghiero. La mamma del 15enne ricostruisce poi quanto accaduto lunedì, spiegando di essere tornata a casa nel pomeriggio e di non aver trovato nessuno. Il cellulare del figlio era a casa così “ho chiamato gli amici e anche loro non l’avevano visto. E’ lì che ho cominciato a preoccuparmi e ho deciso di uscire a cercarlo: appena aperta la porta, mi sono ritrovata i carabinieri davanti”. Secondo quanto riferito dalla donna, il figlio non faceva uso di droghe né tantomeno il bisogno disperato di soldi perché la sua famiglia non versa in gravi problemi economici. Un gesto forse dovuto alla fragilità del ragazzo che potrebbe essere aiutato in strutture qualificate.

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Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.