Come ha detto recentemente – con riferimento ai Parlamenti – Luciano Violante in un paese democratico anche un sindacato può soltanto suicidarsi. È quanto potrebbe avvenire da noi proseguendo su quella che viene chiamata pomposamente la ‘’Via Maestra’’. È chiaro che esistono tanti (troppi) problemi gravi e complessi che tuttavia non possono essere affrontati e risolti con una generica denuncia e con il ricorso a scioperi generali e manifestazioni ormai tanto rituali da somigliare ad una festa del Santo Patrono. Ma la condizione del mondo del lavoro in Italia non è una notte in cui tutte le vacche sono nere. Il sistema delle relazioni industriali è ancora solido grazie soprattutto ai gruppi dirigenti delle federazioni di categoria che mantengono rapporti di unità d’azione tra le tre sigle storiche e si dedicano al negoziato ‘’fisiologico’’ dei contratti con le organizzazioni imprenditoriali dirimpettaie a copertura del 97% dei lavoratori dipendenti.

Ormai la sinistra politica e sindacale è arrivata al punto di non valorizzare neppure l’iniziativa rivendicativa. Si direbbe anzi che i risultati positivi nel <mestiere> della contrattazione debbano restare sconosciuti perché altrimenti smentirebbero una narrazione sfascista e pauperista. Benché divenuto una sorta di Chiesa del Silenzio, il sindacato esiste e svolge la sua funzione. All’inizio del 2024 vi erano quasi 8 milioni di lavoratori (interessati al 56% dei contratti) che attendevano il rinnovo. A fine marzo i contratti scaduti in attesa di rinnovo erano 36 per 4,6milioni di lavoratori, pari al 35% del totale; quota che scendeva al 16% considerando solo il settore privato. Nei settori del terziario e dei servizi sono stati rinnovati contratti “in sonno’’ da anni.

Nei giorni scorsi, il ministero del Lavoro ha pubblicato i dati riguardanti gli accordi sulla produttività. Sono attivi più di 13.500 contratti, il 26,2% in più rispetto al 2023, a beneficio di oltre 4 milioni di lavoratori (2,8 milioni interessati a contratti aziendali, 1,3 milioni ad accordi territoriali) per un importo medio annuo di 1,5mila euro. Si sta profilando – sia pure con molte differenze di settore e territori –una crisi del lavoro sul lato dell’offerta. È questa una condizione di vantaggio per il sindacato; e le categorie se ne sono accorte lasciando a Maurizio Landini e a Elly Schlein, lo sfizio di giocare con i referendum allo scopo paradossale di demolire le innovazioni realizzate negli ultimi anni dai governi riformisti di centro sinistra.