Tanto rumore per nulla (almeno fino a questo momento). Si potrebbe riassumere così l’esito del Tavolo Sviluppo Automotive che si è svolto lo scorso 6 dicembre presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy con l’obiettivo dichiarato dal Ministro Urso di tornare a produrre in Italia un milione di autoveicoli (oggi sono 473mila). Al di là delle trionfalistiche dichiarazioni di Repubblica: “Tra governo e Stellantis intesa sulla produzione di un milione di veicoli” (comprensibili considerando che il gruppo Stellantis è partecipato da Exor che controlla anche Repubblica attraverso Gedi), il Tavolo si è concluso con le solite promesse ed in sostanziale nulla di fatto. Di concreto, in fin dei conti, solo la costituzione di 5 gruppi di lavoro su mercato, competitività, componentistica, lavoro e Ricerca&Sviluppo.

Stellantis ha infatti ribadito il suo impegno nei confronti del Paese e la volontà di creare le condizioni per mantenere il ruolo di leader dell’Italia al centro della propria strategia, ma d’altra parte ha insistito su una serie di fattori abilitanti specifici, tra i quali il rinvio o la rimozione della normativa Euro 7 e incentivi alla vendita di veicoli elettrici. Incentivi per la verità già in gran parte esistenti, ma come correttamente evidenziato dal ministro Urso, oggi in larghissima parte (l’80 per cento) utilizzati per l’acquisto di automobili straniere!

Sul Tavolo, inoltre, pesava come un macigno un convitato di pietra: giusto pochi giorni prima, in occasione della visita della premier Giorgia Meloni in Serbia, il presidente serbo Aleksandar Vucic ha annunciato che la nuova Panda elettrica sarà costruita nel Paese balcanico, in modo del tutto analogo a quanto già avviene con la nuova 600 elettrica, prodotta in Polonia. L’annuncio non è stato smentito da Stellantis, né risulta ci sia stato alcun commento da parte della premier italiana. Stellantis, insomma, porta avanti con decisione la sua strategia di elettrificazione della gamma (entro il 2030 produrrà esclusivamente veicoli a batteria per il mercato europeo); ma altresì procede con lo spostamento all’estero della produzione di veicoli per il mercato di massa. Coerentemente con la strategia, peraltro, nei giorni scorsi ha inviato 15mila mail ai dipendenti per verificare eventuali uscite volontarie dall’azienda.

È evidente la stridente contraddizione tra gli obiettivi del Tavolo Sviluppo Automotive e l’azione del gruppo italo-franco-americano (sempre meno italiano). È evidente anche lo stallo del Tavolo, coperto dalla tradizionale creazione dei gruppi di lavoro. Come pensa di intervenire il Governo italiano per superare l’impasse?

Fabrizio Micari

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