L'inchiesta de il Riformista
Maurizio Landini, fuori il portavoce ma che lusso la comunicazione della CGIL
Per Maurizio Landini il portavoce “è un lusso”. Tuttavia, fra società amiche e affidamenti, sale il budget milionario della “Rousseau” cigiellina, la piattaforma di comunicazione Futura Lab.
Dalla CGIL, dopo il nostro articolo di ieri sull’anzianità contributiva del Segretario Generale, nessuna replica. Bocche cucite, a Corso Italia. Forse anche perché è proprio l’ufficio stampa e comunicazione, dopo il brusco allontanamento di Massimo Gibelli, ad aver risentito di più della “Landinizzazione”. Non esiste più un Portavoce, non si sa neanche chi sarebbe titolato a parlare con la stampa.
Poco dopo il suo arrivo al vertice della CGIL, Landini ha iniziato a cambiare le cose in radice. E tra le prime mosse, ha chiamato a collaborare Assist Group, azienda fino ad allora piuttosto sconosciuta a Roma. Come poco noto nel giro dell’editoria è il suo patron, Gianni Prandi. Un piccolo imprenditore che nasce dal tessile, poi apre un’azienda agricola dalle parti del Castello di Canossa e nel 1993 vara un’azienda nell’ambito della comunicazione e del marketing con sede legale e operativa nel piccolo centro di San Polo D’Enza, nell’appennino reggiano.
Lì nasce Assist Group. Proprio nello stesso paesino in cui Landini è cresciuto, e dove ha frequentato le scuole dell’obbligo. Le stesse dell’amico Prandi. Un quadrilatero di antichi borghi incastonati tra colline e Appenino, alla stessa distanza tra Parma e Reggio Emilia, lungo il corso del fiume Enza. Non proprio l’epicentro del grande flusso dei media e dell’editoria italiana, diciamo. Ma se la genialità dell’imprenditore c’è, e c’è anche la fiducia del leader del più ricco e potente sindacato, tutto funziona. Landini chiede così a Prandi di riorganizzare l’intero impianto della comunicazione CGIL.
Certo, quella di Prandi era agli esordi una piccola realtà dedicata – come si evince dalla visura camerale – a “Editoria, grafica, creazione di bozzetti pubblicitari, pubbliche relazioni”, dal 21/6/1993; e poi di pubbliche relazioni e comunicazione, tout court. Così la piccola azienda della provincia reggiana assume la regìa di Corso Italia. E Assist Group non sta con le mani in mano.
Chi la conosce più da vicino ricorda un contratto come service per Mediaset per la zona del centro Emilia. Se Berlusconi era un buon cliente, ancora migliore sembra essersi rivelato l’amico di sempre, Landini. È Assist Group a fornire alla CGIL il progetto Futura Lab, una piattaforma di proprietà della Cgil e delle sigle interne, divise per categorie. Futura Lab si incarica di gestire convegni e comunicazione del sindacato di Landini. Una sorta di Rousseau rossa.
Nel bilancio 2020 troviamo la voce che riguarda la costituzione di una Srl dedicata: Futura Srl, cui il socio unico – CGIL – conferisce una dote iniziale di 992.000 euro. Sfiora il milione, sui due milioni e settecento mila euro del dipartimento comunicazione. Macchina che investe – guardando il bilancio 2022 – ben 2,7 milioni di euro all’anno in comunicazione, che dal 2021 al 2022 è passato da 116 a 119 dipendenti e che spende 5,5 milioni di euro in costi di personale con una crescita del 4% rispetto all’anno precedente.
Ma Landini dice che per lui “Il portavoce è un lusso”. Tanto che sin dalla partenza Futura può contare su un organico di trenta persone, già in CGIL, e arriva a inglobare la struttura di Collettiva, preesistente. Qualcuno collega Collettiva all’ex direttore del Manifesto, Gabriele Polo. Da noi raggiunto, Polo prende le distanze: “No, è di Prandi”. Come direttore organizzativo viene chiamato Stefano Milani, ex radio Cgil.
Gianni Prandi rimane in disparte, al riparo dell’Appennino emiliano. Su Roma si avvale di una domiciliazione presso la struttura Regus di via Bellini, 22. Un coworking moderno e funzionale che affitta postazioni a terzi. La sobrietà, innanzi tutto. Scuola emiliana, di persone serie. Quelle che fatturano bene senza darlo troppo a vedere. Stipulano contratti importanti ma rimangono umili. Quando non è Assist Group è True Italian Experience, altra società di Prandi, a fatturare. E le cose al di là e al di fuori della Cgil vanno piuttosto bene.
La Verità-Affari ha ricostruito come Gianni Prandi avesse siglato un contratto da 15 mln con ITA: la compagnia aerea avrebbe versato 4,2 milioni, prima di recedere dopo un audit interno. La Verità malignava: “Ci si domanda se per caso ci sia un filo rosso che lega l’uscita di scena di circa 4000 lavoratori ex Alitalia nel silenzio assenso delle sigle sindacali, le assunzioni di Italia e un contratto di comunicazione da 15 milioni con True Italian Experience”.
Agli atti una congettura, una ipotesi non suffragata. Ma è certo che anche TIE, come Assist Group, nasce in quel di San Polo D’Enza e che vede protagonista l’amico d’infanzia di Maurizio Landini, Gianni Prandi. Nel 2022 Ita e Tie firmano non uno, bensì due contratti. Il primo prevede appunto la collaborazione attraverso la piattaforma di Tie per portare più clienti a Ita attraverso la promozione di pacchetti turistici.
La cifra che la compagnia guidata da Fabio Lazzerini mette sul piatto è di circa 15 milioni fino al 2025. Ma il contratto viene rescisso nel dicembre scorso dopo che il nuovo consiglio di amministrazione viene a conoscenza dei risultati dell’audit. Sull’intera vicenda, il segretario della Cub, Antonio Amoroso, ha presentato due esposti (uno alla Procura di Roma e l’altro alla Corte dei conti) per verificare l’ipotesi di danno erariale. L’allontanamento di Massimo Gibelli coincide con un periodo in cui la “riorganizzazione complessiva della comunicazione”, come la definisce per noi una fonte interna, ha preso pieghe non facili da disvelare.
E se il corposo Codice Etico votato dal congresso CGIL fatica a tradursi nella pubblicazione sul sito CGIL dei contratti e degli affidamenti esterni, la curiosità della stampa è ben motivata. Prendiamo atto della precisazione di Francesca Carnoso, che dalla Cgil non è stata “licenziata” ma allontanata: la sindacalista dissidente, rimasta senza incarichi è stata sospinta nel 2021 a revocare la delega. Oggi precisa di non avere nessuna appartenenza sindacale. Ci scusiamo con l’interessata, ma scavare nella contrattualistica interna al sindacato è impresa ardua. Altro che colpa del Jobs Act. E poi oggi sulla comunicazione CGIL, fuori il portavoce ufficiale, è nebbia fitta. Dev’essere l’aria delle colline reggiane.
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