Una strana storia americana
McCarthy, la strana storia americana del nome che annuncia guai
I McCarthy in America non sono necessariamente parenti, ma in politica finiscono quasi sempre male. L’ultimo della serie è Kevin Owen McCarthy, un luogo tenente di Donald Trump, che non è riuscito a farsi eleggere speaker del Congresso americano benché i repubblicani abbiano conquistato la maggioranza. Lo speaker del Congresso del Senato è qualcosa di diverso e più importante di un presidente delle Camere in Italia.
E il rappresentante di un’idea, e incarna la leadership di un ramo del Parlamento. la più famosa degli speaker resta Nancy Pelosi, comandante in capo della politica democratica al Congresso e che adesso ha deciso di abbandonare. ma la sconfitta di Kevin ha qualcosa di paradossale e persino tristemente comico: il partito di Trump ha vinto, ha ottenuto la maggioranza e non riesce ad usare i propri voti per eleggere lo speaker. D’altra parte, come titolano i giornali, se non Kevin, chi? Nessuno ha chance per vincere e unico sarebbe lui, Kevin, che però non vuole pagare un pedaggio all’ala più strema del partito.
Quindi, non può far altro che riprovarci, sempre in affanno e a Parlamento bloccato perché per la Costituzione americana, finché lo speaker non si è insediato, il Congresso non può cominciare la sua attività legislativa. Non si tratta di una curiosità ma questa vicenda mai è accaduta nel passato e mostra uno degli aspetti della crisi profonda dell’America in cui un partito, il Grand Old Party di Abraham Lincoln, spaccato in due, non va né avanti né indietro. Non è neppure ben chiaro chi e come lo voglia far fuori visto che il senatore della California è uscito vincitore. Nelle riunioni fra le varie componenti del partito repubblicano. In cui però qualcuno ha tradito. e seguita tradire. Lui stesso sembra confuso rilasciando alle agenzie pensieri aritmetici come questo che sta facendo il giro delle reti: “Se stai a 202 voti vuol dire che tecnicamente te ne servirebbero solo 11 per vincere. Ora i democratici hanno 212 voti tu ne hai presi 213 e gli altri non fanno un altro nome per cui tu soltanto puoi vincere. puoi vincere con 218 voti poi vincere con 222 ma se vuoi apparire come uno che vince davvero dovresti fare molto meglio e io lo farò”.
Noi in Europa non abbiamo idea di come siano complicate le faccende politiche americane che perseguono lo scopo di garantire sempre la rappresentatività delle minoranze in modo che nessuno prevalga mai del tutto e nessuno possa esser mai certo di aver vinto per sempre. è un sistema talmente complicato che raramente viene descritto nei dettagli in Europa ma fa parte dei giochi americani incomprensibili o quasi come il baseball e il football americano. In più, c’è il fatto che una ventina di repubblicani non lo votano. E questo fatto dovrebbe costringere il candidato McCarthy a dichiarare di voler abbassare la soglia del numero dei voti necessari, com’è nella sua facoltà. Nessuno sa dove porterà lo stallo della destra, anche se si sa che Trump è contrario all’invio di armi all’Ucraina che, come ripete ogni volta che può afferrare un microfono, è il Paese più corrotto del mondo.
Ogni volta che Trump pronuncia questo sdegnato giudizio. allude ai guai di Hunt Biden, il figlio del presidente che è stato coinvolto e chiamato in causa in numerosi scandali affaristici nel paese oggi il vaso dai russi. non si può dunque dire che la destra americana sia simile alla destra italiana o francese o tedesca punto è una destra che vuole semplicemente l’amerò dica fuori dal mondo, separata dal vecchio pianeta e messa in un’orbita in cui non posso avere contatti con i mostri del vecchio mondo. C’era poi l’altro McCarthy, Joe, che negli anni ‘50 misero a ferro e fuoco l’intellettualità americana da Hollywood fino agli editori e i giornalisti incarnando la grande paranoia anticomunista che accompagnò l’inizio della guerra fredda tra Russia e Stati Uniti subito dopo il conflitto mondiale. Joe McCarthy fu definito anche sarcasticamente il più severo critico cinematografico di tutti i tempi perché sottoponeva a processo tutti i registi e gli attori che secondo lui avevano idee vagamente di sinistra che potevano essere di aiuto al piccolo ma molto potente partito comunista americano il cui sindacato aveva arruolato fin dagli anni ‘30 quasi tutti gli scrittori e i cineasti. l’impresa di John McCarthy finì in ridicolo nell’angoscia e quando l’America decise di voltare pagina si riconobbe piuttosto bene nell’America delle streghe di Salem.
E in quel clima, del resto, i coniugi Rosenberg, accusati di aver fornito segreti atomici a Mosca, furono arsi vivi sulla sedia elettrica, allora in gran voga. Pochi ricordano che nello stesso periodo di tempo si sviluppò una guerra fredda non visibile in superficie fra Stati Uniti e la Gran Bretagna che, secondo la Cia creata dal presidente Truman nel 1947, era un nido di traditori nascosti nell’aristocrazia inglese. La ragione di questo pregiudizio risaliva ai celebri “Cinque di Eton e Cambridge”, tutti giovani brillanti aristocratici conservatori che a giovano come spie di Mosca, in particolare Kim Philby che sfuggì all’arresto e morì miseramente in Unione Sovietica. Così allora l’ondata del maccartismo colpi il Regno Unito e passò al setaccio i laburisti inglesi.
Oggi accade qualcosa di vagamente simile: Kevin McCarthy ce la potrebbe fare soltanto se chiedesse e ottenesse i voti di alcuni interessanti pazzi furiosi, come Marjory Taylor Greene, Paul Gosar e Matt Gaetz. Dietro questa paralisi c’è, ancora una volta, la guerra di Trump contro i democratici, i quali escogitano tutte le mosse possibili per incastrare il vecchio presidente per impedirgli di ricandidarsi. Ma il retroterra economico dell’operazione politica è meno cervellotico e più concreto: è di nuovo l’ideologia isolazionista contro quella interventista. L’America si lacera su questo punto: una guerra è possibile, anzi probabile, anzi imminente. Nessuno sa predire se la possibile guerra verrà dal mare della Cina del Sud oppure dalla fraglia che separa la Federazione russa dagli altri pezzi dell’ex Unione Sovietica.
Trump ha già deciso che l’America si deve fare i fatti suoi, non spendere un centesimo per i vecchi alleati sempre in affannose difficoltà, favorire gli imprenditori e gli industriali americani su tutti i mercati sostenendoli con il nodoso bastone delle sue forze armate pronte a sostenere il mercato americano si è messo in pericolo. a questo si aggiunge l’ideologia dell’americanismo puro che noi in Europa non abbiamo familiarità con gli strumenti per comprendere la profonda e crescente divisione che separa il mondo americano da quello europeo in modo sempre più netto. Così, come la partita di Joe McCarthy era quella di giocare una guerra contro il comunismo russo europeo, quella di Kevin McCarthy oggi consiste nel resistere e far fallire il neo-interventismo democratico, senza però farsi catturare dagli estremismi che popolano oggi il partito repubblicano, che è comunque un partito in crisi ma anche in fermento.
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