È stato il primo a togliere lo champagne dal frigo per stapparlo e brindare alla rielezione di Donald Trump, e ora con la stessa rapidità s’intesta la volontà di volare negli Stati Uniti. Matteo Salvini non perde tempo e confessa di essere già al lavoro per un viaggio a Washington, «anche per rafforzare i nostri rapporti con gli Usa». Dalla bocca del vicepresidente del Consiglio escono parole al miele nei confronti del tycoon: «È pragmatico, un uomo del fare che su molti dossier parla la nostra stessa lingua: meno tasse, difesa dei confini, tagli alla burocrazia e protezione di famiglie e imprese».

Il segretario della Lega si affretta a precisare: si tratta di «soddisfazione, non di tifoseria». E rilancia la narrazione che dipinge il nuovo inquilino della Casa Bianca come «l’unico che ha la possibilità di riportare la pace e il dialogo» non solo tra l’Ucraina e la Russia ma anche in Medio Oriente. Insomma, la convinzione resta la stessa: solo Trump può far finire la guerra e dunque è una grande opportunità per tutto il mondo. Ma è importante non confondere la furia della cessazione del conflitto con la resa di Kiev. Anche perché a breve il Parlamento sarà chiamato a votare il decimo pacchetto di armi a Ucraina. Comunque Salvini esclude strappi e assicura il semaforo verde da parte del Carroccio: «Voteremo sì, abbiamo votato tutti gli interventi di sostegno in difesa dell’Ucraina, lo abbiamo fatto fino a ieri e lo faremo domani. Per noi non cambia nulla, per noi l’Ucraina è stata aggredita e va difesa». Dunque, almeno per il momento, tiene a bada la tentazione pacifinta.

Invece Giorgia Meloni sui social posta una foto con Elon Musk, che ha svolto un ruolo cruciale a favore del candidato repubblicano nel corso della campagna elettorale Usa. «Sono convinta che il suo impegno e la sua visione potranno rappresentare un’importante risorsa per gli Stati Uniti e per l’Italia, in uno spirito di collaborazione volto ad affrontare le sfide future», scrive la presidente del Consiglio. Che mercoledì sera ha parlato al telefono con Trump. Un’occasione per congratularsi della vittoria e per «confermare la solida alleanza, il partenariato strategico e la profonda e storica amicizia che da sempre legano Roma e Washington». Al centro del colloquio sono finiti i principali dossier internazionali, «con l’obiettivo comune di promuovere stabilità e sicurezza, anche nel quadro dei rapporti con l’Unione europea».

A intimorire l’Europa non c’è solo la postura degli Stati Uniti verso Kiev, ma anche il tema relativo ai dazi. Eppure Marco Osnato, deputato di Fratelli d’Italia, si dice tranquillo: «Il presidente americano ha un sistema di contrappesi, ha molto più potere il presidente francese che quello americano». Per Matteo Perego di Cremnago, sottosegretario alla Difesa, l’Europa è chiamata ad assumere una responsabilità maggiore per la propria sicurezza: «È quindi essenziale rafforzare e potenziare le capacità di difesa comune, perché la stessa si possa affermare come attore geopolitico di rilievo accanto agli Stati Uniti». Davide Faraone, capogruppo di Italia viva alla Camera, si scaglia contro Meloni che mostra orgogliosa lo scatto con Musk e contro Salvini in estati per il successo di The Donald: «Il duo che disgraziatamente guida il paese sta in queste ore scrivendo il manuale: come calpestare la credibilità di un paese nelle relazioni internazionali. Imbarazzanti».

Eleonora Tiribocchi

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