Cafona, bestia, imbecille, idiota, mezza pippa, personaggetto o nullità. Chissà a quale tra queste espressioni, tipiche del suo repertorio lessicale più famoso, Vincenzo De Luca avrebbe tanto voluto attingere per replicare all’affondo improvviso e imprevisto subìto ieri mattina per mano e per opera di Giorgia Meloni. Eppure ieri – come mai gli era successo nella sua lunga carriera politica – il presidente della Campania è rimasto spiazzato, incredulo, preso in contropiede dalla vendetta postuma che si è consumata al parco Verde di Caivano.

Quella “stronza” della Meloni è riuscita lì dove in molti, anzi quasi tutti, avevano in precedenza fallito: rendere afono De Luca, costringerlo per una volta a recitare la parte della spalla e cedere, suo malgrado, quella da protagonista al quale è affezionatissimo. Che cialtrona e miserabile, avrà pensato in cuor suo dieci, cento, mille volte, autoflagellandosi pure per non aver avuto spirito e prontezza nella replica, per non aver tutelato la cosa più importante che c’è per ogni leader: la reputazione, che tanta fatica e sacrificio richiede.

O, al contrario, forse De Luca avrebbe voluto soltanto porgere cristianamente l’altra guancia e rammentare alla premier quanto ebbe a dire alla collega Valeria Ciarambino in una seduta del Consiglio regionale della Campania quel 29 gennaio del 2016: “Collega – precisò serafico e con il suo solito ghigno sfrontato – io sono un uomo di pace e perfino d’amore e non la carogna che mi descrivono!”.

Solo che Giorgia (Meloni) e Vincenzo (De Luca) sono molto più simili di quello che loro stessi credono, e l’incontro epico di ieri mattina a Caivano ha fugato ogni dubbio in proposito. Entrambi, nonostante le differenze dei rispettivi percorsi politico-istituzionali, soccombono al loro carattere. Solo che De Luca è talmente cosciente di questa condizione di sudditanza che spesso ripete, a mo’ di alibi assolutorio, la citazione di Eraclito: “Ethos anthropoi daimon”, il carattere è il demone di ogni uomo. La seconda invece, pur di togliersi dalla scarpa un fastidioso sassolino e rivendicare così la sua supremazia della sua leadership, si è tatuata addosso il marchio di “stronza” che per un politico non è sempre una qualità conveniente.

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Domenico Giordano è spin doctor per Arcadia, agenzia di comunicazione di cui è anche amministratore. Collabora con diverse testate giornalistiche sempre sui temi della comunicazione politica e delle analisi degli insight dei social e della rete. È socio dell’Associazione Italiana di Comunicazione Politica. Quest'anno ha pubblicato "La Regina della Rete, le origini del successo digitale di Giorgia Meloni (Graus Edizioni 2023).