L'editoriale
Meno Vannacci e più riforme
Basta personaggetti e ciance. A Vannacci è stato garantito di dire la sua come a chiunque, in un paese pieno di egocentrici vanitosi. Ma da essere contro il politicamente corretto, come siamo noi, a retrogradi, il passo è molto breve. Ed esprimere concetti grevi e sciatti contro gli omosessuali rafforza proprio chi lo brandisce, il politicamente corretto. Bisognerebbe poi chiedersi cosa pensino i giovani… perché credo ritengano giustamente le inclinazioni sessuali caratteristiche ininfluenti della propria sfera privata. Se l’obiettivo è quello di tacciare la sinistra di luogocomunismo, si sappia che così la si rafforza e basta.
E per quanto io sostenga da sempre che una persona di colore, proprio perché uguale a me, non debba essere trattata come un panda, piano anche con affermazioni sull’italianità somatica. Neanch’io allora, alto, carnagione chiarissima, occhi azzurri, (un tempo) biondo, rappresento l’italianità. Ma non mi si dica che non sono italiano, per favore. E non lo faccia chi lavora 6 giorni sui 42 che avrebbe dovuto, dopo aver conseguito un nuovo incarico. Si potrebbe eccepire che gli italiani sono grandi lavoratori, e i pigri non incarnano l’antropologia italiana.
Pensiamo invece a come rendere l’Italia più ricca ed efficiente. E su questo fronte, si approfondisca lo scandalo del dossieraggio Striano, e si cestini l’ennesimo pianto dell’Anm. L’occasione per frignare sono stavolta i test psicoattitudinali che il parlamento vuole si eseguano sui magistrati. “È evidente la ricerca di un nuovo scontro con la magistratura, di riaccendere un clima conflittuale gravemente dannoso per i cittadini”, grida Anm. Straordinario. Peccato che lo scontro lo abbiano sempre cercato e trovato loro, che il clima conflittuale lo abbiano inventato loro spacciando finanziamenti illeciti per corruzione prima, e aggredendo Silvio Berlusconi per trent’anni poi, e che, a proposito dei cittadini, ogni giorno ne sbattano in gattabuia tre, innocenti. Il clima -pare- non è conflittuale solo se si lascia tutto così come è.
Qualunque cambiamento si voglia apportare a un sistema che dimostra ogni giorno di non funzionare viene spacciato per aggressione del Governo all’indipendenza di una magistratura che tutti si vorrebbe solo più affidabile, attenta e dunque autorevole. Né si capisce come mai i poliziotti, che gestiscono l’ordine pubblico, debbano sottostare agli stessi test, e i magistrati, che maneggiano un bene se vogliamo ancora più importante, la libertà, no. E anzi, vogliano spacciare l’idea come delitto di lesa maestà.
La triste verità, che anche un bimbo capirebbe, è che Anm vuole che tutto resti così com’è, e continuare a fare e disfare come gli pare sulla pelle di cittadini, imprese e istituzioni. Il Governo proceda a una riforma della magistratura ambiziosa ed epocale o pagherà il non mantenimento di una promessa solenne, per chi è di centrodestra e non solo. Va restituita ai cittadini (in nome dei quali, e non contro -dice la Costituzione- la giustizia è amministrata) la garanzia che chi sbaglia sulla loro pelle, paghi, e che fare giustizia sia diverso da giustiziare. Se riguardo prosciolti e assolti un Pm come Davigo sostiene che non esistono innocenti, ma solo colpevoli di cui non si è dimostrata la colpevolezza, e che i suicidi degli indagati sono rischi del mestiere, è lecito domandarsi se egli, soggetto per primo alla legge (che dice il contrario) sia da test attitudinale. Meno Vannacci dunque, più riforme.
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