Con una buona regolarità ci si interroga su come va il lavoro a Milano. I cambiamenti che interessano il mondo del lavoro sono importanti per una città che sta vivendo una fase di crescita e che sta affrontando nuove sfide sociali. Se come dice un detto molto ripetuto “milanese è chi lavora a Milano” il lavoro deve permettere di vivere e di essere il modo per migliorare la propria vita.

È per questo molto utile e interessante l’analisi del mercato del lavoro del 2023 che ha operato l’Osservatorio del mercato del lavoro della città metropolitana di Milano. L’analisi è stata fatta proprio per capire cosa si muove sotto i dati che certificano la crescita dell’occupazione. Stiamo parlando del mercato del lavoro più importante del Paese, quello di un’area che è allineata con i dati europei. Nel 2023 Città metropolitana di Milano registra 1.507,5mila occupati, 73,9mila persone in cerca di lavoro e 518,7mila inattivi. Il tasso di occupazione è al 71,2%, quasi 10 punti in più del dato nazionale e 2 punti sopra alla media della Lombardia. Il tasso di attività sfiora il 75% e la disoccupazione è al 4,7%, il tasso più basso degli ultimi 5 anni.

Questo risultato è frutto però di ben 870.806 avviamenti al lavoro e 818.610 cessazioni di rapporti di lavoro nel corso del 2023. All’interno di questi movimenti si registrano anche 352.595 proroghe contrattuali e 78.955 trasformazioni di contratto a tempo indeterminato. Sono dati che ci confermano la lettura del mercato post lock down. Una ripresa delle attività economiche con nuove assunzioni e spostamenti da un lavoro ad un altro fra i già occupati. Un mercato del lavoro che torna alla “normalità” con però una crescita delle trasformazioni dei contratti a maggiore stabilità perchè per le imprese è diventato fondamentale trattenere lavoratori con competenze scarse.

Interessante e controintuitivo è soprattutto il dato sottostante i contratti a tempo indeterminato. Se crediamo che sia il contratto del posto di lavoro a vita non conosciamo niente del modo del lavoro attuale. La durata media di un contratto a tempo indeterminato non raggiunge i 5 anni e scende costantemente da diversi anni. Ancora più chiaro è il dato che indica in 24 mesi la durata del 50% dei nuovi contratti a tempo indeterminato fatti nell’anno. Possiamo cercare di trarre da questi dati alcune indicazioni valide per capire come è cambiato il lavoro. Non sono i bonus alle persone né alle imprese che creano lavoro e occupazione.

Il calo demografico e la crescente difficoltà delle imprese a trovare i lavoratori con le competenze richieste fanno sì che crescono i lavori con contratti stabili e diminuiscono i lavori a termine.
Insomma il mercato del lavoro va in senso contrario a quanto raccontano coloro che stanno raccogliendo le firme per la abolizione del jobs act. La lezione milanese è che il rafforzamento del lavoro passa per una continua formazione di nuove competenze e l’impegno contro il lavoro irregolare, una crescita degli investimenti in innovazione e sostenibilità e riconoscimenti economici che siano in linea con il recupero dell’inflazione e del ritardo salariale sugli altri paesi europei. Il patto per il lavoro promosso dall’amministrazione comunale va nel senso di aumentare le opportunità di lavoro e le tutele dei lavoratori. Una nuova politica sociale e della casa sono indispensabili per sostenere l’attrattività di una città in continua trasformazione.

Massimo Ferlini

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