36.147 gradini, 15.337 attraversamenti, 2.391 km di marciapiedi. Sono i numeri di partenza della mappatura capillare che il Comune di Milano sta effettuando per censire le barriere architettoniche presenti in città, grazie al progetto europeo Elaborator. Un passo fondamentale per pianificare interventi mirati con l’obiettivo ambizioso di rendere il capoluogo lombardo pienamente accessibile a tutti
L’assessore al Welfare e Salute Lamberto Bertolé traccia le linee: “Nella Milano che ha fatto dell’inclusione uno dei suoi tratti distintivi, la strada verso una città più giusta non può sottovalutare l’attenzione verso le esigenze dei più vulnerabili, dagli anziani alle persone con disabilità”.

L’esempio della metropolitana

La questione dell’accessibilità – infatti – riguarda un gran numero di cittadini, con difficoltà simili: disabili, ma anche anziani, genitori con bambini. C’è però da fare i conti con la storia della metropoli e con la sua propensione a continue trasformazioni veloci e radicali. Oggi dell’accessibilità si cerca di fare un parametro di sviluppo, ma La città si regge su infrastrutture create quando di questo tema nemmeno si parlava. “L’esempio più lampante è dato dalle linee della metropolitana. Le più recenti sono state concepite fin dalla fase progettuale con ascensori pienamente e autonomamente fruibili dalle persone con disabilità, mentre sulle linee 1 e 2 sono necessari interventi spesso non facili, a causa di problemi strutturali – spiega Giuseppa Arconzo, docente di diritto costituzionale nell’Università degli Studi di Milano, nominato Delegato del Sindaco per le Politiche sull’accessibilità– Molto concretamente, in numerose stazioni non vi sono nemmeno gli spazi fisici per installare ascensori e si dovrà – almeno provvisoriamente – ricorrere ai montascale, che pure sappiamo non essere pienamente adeguati alle esigenze di tutte le persone con disabilità e che richiedono l’intervento di una terza persona per essere utilizzate. Pur con queste difficoltà, abbiamo preso l’impegno di rendere tutte le linee della metropolitana pienamente accessibili da chiunque entro il 2026”.

Ascensori e montascale

Lavori che l’assessora alla Mobilità Arianna Censi definisce “Un investimento economicamente molto importante che riteniamo assolutamente essenziale per abbattere le barriere architettoniche ancora presenti”. La cifra complessiva è di 66 milioni e 500 mila euro, di cui 29 coperti da fondi Pnrr. Entro il 2026, tutte le stazioni saranno dotate di ascensori o montascale: sulla M1, già entro il 2025, verranno installati 23 nuovi ascensori in 8 stazioni; sulla M2, 38 ascensori in 17 stazioni. Altri 10 milioni serviranno a sostituire 48 impianti della M3, mentre 1,7 milioni sono destinati a 27 montascale in 9 fermate.” C’è poi un piano complesso di intervento a favore di non vedenti e ipovedenti, iniziato con un progetto pilota: un percorso “teleguidato” per condurre le persone non vedenti e ipovedenti dalla fermata della metropolitana di via Plestro, fino alla sede dell’Istituto dei Ciechi e dell’Unione Italiana Ciechi. Attraverso speciali sensori, un microcomputer installato nel bastone bianco o un dispositivo tascabile fornirà indicazioni vocali per guidare l’utente in modo sicuro e preciso fino a destinazione.

L’ostacolo dei monopattini sui marciapiedi

Ma anche quando si mettono a terra interventi così all’avanguardia, ci si ritrova fare i conti con i cambiamenti della città, quelli che riguardano altri parametri di sviluppo, ormai ineludibili, come la stessa mobilità o la sostenibilità ambientale. Ecco ad esempio che i monopattini elettrici -strumenti utilissimi di mobilità sostenibile – se “parcheggiati” sui marciapiedi, rappresentano spesso un ostacolo grave per le persone cieche e ipovedenti e possono impedire il passaggio a chi si muove in carrozzina. “Per garantire l’attuazione del principio di accessibilità universale, dobbiamo tutti metterci sempre in discussione e fare lo sforzo di cambiare il modo con cui pensiamo e progettiamo ogni attività – afferma il delegato del Sindaco -. Un passaggio culturale che riguarda in primis proprio noi che operiamo all’interno dell’amministrazione. Anche per questo abbiamo di recente costituito un Tavolo permanente per l’accessibilità, con l’obiettivo di aiutare la città a programmare e realizzare le varie attività di progettazione già in corso proprio secondo il principio del design for all. In questo Tavolo si confrontano costantemente gli assessorati e le direzioni interessate, anche con l’ausilio del CRABA – il Centro Regionale per l’Accessibilità e il Benessere Ambientale, fondato da LEDHA – che, grazie ad un apposito affidamento, mette a disposizione del Comune professionalità specifiche”.

Valorizzare il capitale umano

La necessità è di non dover rincorrere i cambiamenti con interventi tampone, costosi e inevitabilmente soggetti a diventare a loro volta inattuali. È la grande sfida ideale di costruire una metropoli secondo una visione che consideri i bisogni, prima che questi diventino come emergenze. Il principio deve essere valorizzare il capitale umano: una città accessibile è una città che funziona meglio, che produce di più e sulla quale non grava il peso delle discriminazioni.