Una storia agghiacciante quella riportata sulle pagine de Il Messaggero. “Lei era incosciente, sdraiata a letto a pancia in giù. Io sono entrata e ho visto quella scena orrenda, lui era sdraiato sopra la mia amica e la stava violentando” inizia così il racconto di Giovanna (nome di fantasia) una delle due migliori amiche della vittima testimone chiave del processo che vede imputato J.L.J.L. giovane sudamericano a processo per abusi sessuali aggravati ai danni di una minorenne.

Il racconto di quella notte terribile: la festa tra amici

È il 31 gennaio 2020 quando Paola (nome di fantasia) decide di organizzare una piccola festa a casa sua. Pochi invitati, perlopiù amici intimi e persone fidate. Si conoscono tutti e nessuno deve mettersi alla guida così qualcuno del gruppo di giovanissimi alza un po’ il gomito. Paola non regge troppo gli alcolici e dopo qualche ora dato il suo stato di alterazione le amiche la aiutano a farsi la doccia e la mettono a letto in pigiama.

Alla festa si presenta un ragazzo non invitato

La festa continua in tranquillità fino a tarda ora quando si presenta alla porta un ragazzo maggiorenne, all’epoca 21enne, che tutti conoscono solo di vista e che non era stato invitato. Lui beve qualcosa, fa due chiacchiere con gli altri e poco prima di andarsene chiede di salutare Paola ormai addormentata da ore.

L’amica entra in camera della vittima e assiste alla scena

“Dopo circa 15 minuti mi sono accorta che il ragazzo non c’era – racconta l’amica ai giudici della V sezione collegiale del tribunale di Roma – mi sembrava passato troppo tempo e allora sono corsa in camera a controllare cosa stesse facendo. Ho spalancato la porta all’improvviso e l’ho visto sdraiato sopra Paola. Mentre lei era semi incosciente, lui la stava violentando”. Giovanna è inorridita e incredula e impone al ragazzo di rivestirsi e andarsene immediatamente. Insieme a lei intervengono anche Roberto e Claudia (nomi di fantasia) anche loro testimoni fondamentali per la ricostruzione dei fatti avvenuti quella sera.

Il ragazzo cacciato di casa dagli amici

L’imputato non vuole andarsene ma loro insistono e lo cacciano di casa quando ormai fuori è l’alba. Paola, ancora provata dall’alcol, trova la forza di rialzarsi e di andare in bagno “Quando l’imputato è andato via – racconta l’amica – sono andata a controllare il letto. Ho spostato le coperte ed è in quel momento che ho visto macchie di sperma e soprattutto il sangue.” Si perché Paola, all’epoca 17enne, prima di quella terribile sera era ancora vergine. “Lei è tornata dal bagno e diceva di aver un forte mal di pancia e di aver perso ancora sangue in maniera copiosa”.

La madre della vittima racconta la sua esperienza per convincerla a  denunciare

È la madre di Paola, visibilmente provata e commossa, a raccontare i giorni successivi alla violenza “Ho visto che era strana e non voleva essere toccata in alcun modo. Non voleva nemmeno che l’abbracciassi per salutarla ma non capivo cosa fosse successo perché con me non aveva il coraggio di confidarsi per la vergogna”.

Paola racconta tutto alla zia che avvisa subito la donna la quale poi trova la forza per parlare nuovamente con la figlia. “Aveva paura che mi arrabbiassi. Forse perché aveva bevuto, ma come avrei potuto arrabbiarmi con lei? Siamo andate in ospedale per fare tutti gli accertamenti e purtroppo tutto è stato confermato.”

Ma Paola inizialmente non vuole sporgere denuncia e così la madre la convince facendo una cosa che non avrebbe mai voluto fare “Le avevo tenuto nascosto tutto per anni ma era l’unico modo per convincerla. Le ho raccontato per la prima volta la mia esperienza. Anche io ho subito una violenza sessuale quando ero giovane e le ho fatto capire che ero in grado di provare una forte empatia con lei in quel momento così tragico. Le ho detto che doveva assolutamente denunciarlo perché queste cose te porti dietro per sempre. Io non l’ho fatto all’epoca e adesso a distanza di vent’anni mi sento ancora male al solo pensiero di quello che mi è successo”.

Redazione

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