Gennaro
Napoli, la città degli influencer da strada: in attesa di un gol di Mcfratm o di una live di Rita De Crescenzo

Di Napoli si è detto tante volte che è un grande teatro a cielo aperto. Eduardo De Filippo in una sua poesia la descriveva come “’nu teatro antico, sempre apierto. Ce nasce gente ca senza cuncierto scenne p’ ’e strate e sape recità, (…) l’intercalare, a camminatura pe fa successo e pe se fa guarda”. Con l’esplosione pandemica dei social media, enormemente centrali nelle nostre quotidianità, proprio a partire da quella faglia antropologica che si è aperta dal Covid-19 in poi, Partenope è diventata anche la città dei mille influencer, ciascuno con un colore tutto suo, per restare nella metafora cantata da Pino Daniele. Un’eruzione continua di reel, di tiktoker e di follower, che vivono in attesa di un gol di Lukaku o McTominay così come di una live di Rita De Crescenzo, perché pensano e sperano che se ce l’ha fatta lei, allora la scalata al successo è possibile per tutti grazie al magico potere di uno smartphone.
Per emergere in tutta la sua gradiva originalità, questa drammaturgia plebea aveva bisogno però di un grande palcoscenico e al contempo di un pubblico sempre presente, che solo i social media potevano mettere a disposizione della napoletanità. All’apparenza senza neanche chiedere nulla in cambio. Adesso questo combinato disposto sta modificando anche la classica narrazione oleografica di Napoli, che non è più soltanto pizza, mare e mandolino, bensì sempre più un affresco contemporaneo fatto di creator con i loro tic digitali, di luoghi senza storia ma diventati iconici per chi arriva in città perché cornici ripetitive di video e dirette social e, infine, di influencer atipici, privi di competenze di marketing o di conoscenza dell’algoritmo ma che riescono a macinare milioni di visualizzazioni e interazioni.
In particolare, rispetto a un tempo neanche tanto lontano, sono due le piattaforme che stanno alimentando questo fervore a mezzo social di Napoli: Instagram e TikTok hanno quasi del tutto monopolizzato la scena digitale. Sembrano lontani i tempi in cui una giovanissima Anna Trieste spopolava su Twitter raccontando le gesta degli azzurri, mentre oggi è necessario seguire le performance di un universo eterogeno di commercianti e venditori di vario genere. Ci sono, ad esempio, sul fronte delle peschiere delle autentiche celebrità tra le quali Genny Di Napoli, Luca Di Stefano, Peppe Di Napoli, Luigi Pisacane e Carmela Febbraro, ognuno con un proprio nickname identitario, che grazie alle views incassate con i reel a base di polpi, vongole e calamari sono diventati testimonial di altre attività commerciali. Chi tra noi non ha visto un video di Donato De Caprio, noto ai follower come “mollica o senza”, che da dipendente è diventato socio e proprietario di una sua catena di negozi, monetizzando unicamente dalla farcitura di panini e sfilatini?
In questo caleidoscopio in continua evoluzione, c’è spazio per i ristoratori, con Ciro Vitiello, volto e influencer della Trattoria da Nennella, per i pizzaioli come Errico Porzio o Vincenzo Capuano. Non mancano i venditori di auto, come Pasquale Manna e le sue badilate, e una folta rappresentanza di ambulanti, dai calzini alle fritture, dagli hot dog alle spighe bollite, per finire con Ernesto Colella che vende bandiere, magliette e sciarpe per ogni occasione.
In questo viaggio nel cuore della neapolitan social street troviamo ancora giovani cantanti, preti, sindaci, cabarettisti di carriera o di strada, tutti comunque indistintamente con centinaia di migliaia o milioni di like che – grazie ai social – hanno infranto il muro dell’incomunicabilità. A citare i testimonial di questa effervescenza – che diventa impossibile censire compiutamente – si rischia di far torto a molti, però vorrei incorniciare questa fotografia sfocata con tre creator puri da seguire: Daniele Ciniglio, Sara Penelope Robin e Antonio Prestieri, in arte Maldestro.
© Riproduzione riservata