Il focus
Napoli, Municipalità senza voce né fondi ma la riforma è ancora possibile
Il decentramento amministrativo a Napoli è incompiuto da ormai 20 anni. Scarse risorse, poca autonomia e partecipazione in calo sono i grandi limiti. È il momento di garantire un’adeguata dotazione economica e finanziaria

Nel 2005 la giunta Iervolino innovò il decentramento amministrativo con la costituzione delle attuali dieci Municipalità. Contemporaneamente veniva introdotta l’elezione diretta, in un unico turno, dei presidenti delle stesse. L’intenzione era di favorire la partecipazione dei cittadini e di rendere più efficace e tempestiva l’erogazione dei servizi. Le nuove funzioni affidate alle Municipalità riguardavano, oltre i servizi demografici, la manutenzione delle strade e del verde pubblico di quartiere, la gestione delle scuole comunali e di alcuni servizi socio-assistenziali. Inoltre, diventavano competenti per il rilascio dei permessi di sosta e di occupazione suolo.
La scarsità di risorse e di personale ha vanificato gran parte dei compiti assegnati. Ha pesato, però, soprattutto la mancata volontà delle amministrazioni e degli stessi Consigli comunali, nonché dei vertici dirigenziali, di valorizzare le funzioni delle Municipalità. Alcuni dati economici confermano il loro ruolo marginale. Nel 2023 le risorse per la spesa corrente afferente alle Municipalità si sono aggirate intorno agli 83 milioni di euro, cioè circa il 6% di tutta la spesa del Comune di Napoli. Di questo importo, 50 milioni sono destinati alle retribuzioni del personale delle Municipalità e 6,5 milioni a quelle dei consiglieri municipali, presidenti e assessori. Per lo svolgimento delle attività ordinarie gestite direttamente dalle Municipalità (la manutenzione urbana, le scuole, gli impianti sportivi secondari, gli eventi musicali e culturali e i mercatini rionali) erano disponibili poco più di 7 milioni di euro: un importo leggermente superiore a quello necessario per il pagamento dei loro organi istituzionali.
Le Municipalità avevano, inoltre, a disposizione appena 5,6 milioni di euro per poter fare investimenti sul territorio a fronte dei circa 280 milioni gestiti al centro dai vari uffici comunali. E la situazione non si è modificata nel 2024. Le risorse appaiono decisamente insignificanti per lo svolgimento delle funzioni assegnate. E non è aumentata la partecipazione popolare. Le stesse elezioni dei cosiddetti “parlamentini” si sono ridotte alla competizione di una miriade di liste nella speranza di occupare un posto anche ben retribuito e nelle odiose ed estenuanti trattative per la spartizione dei posti di assessore.
Eppure nel programma del sindaco Manfredi sono state ben individuate le cause della crisi del decentramento amministrativo, quando si afferma, tra l’altro, che era stato “determinato, negli ultimi dieci anni, dal ritorno ad una gestione centralistica e poco partecipata”. E per superare tale situazione si impegnava a costruire un nuovo modello di governo della città fondato sui territori, in cui “le Municipalità non possono essere un’appendice dell’amministrazione comunale, ma al contrario questa va organizzata partendo dai suoi Municipi”. E giustamente affidava la “rinascita” delle Municipalità “alla loro trasformazione in Municipi, così come fatto nelle città più avanzate, anche nel quadro della costruzione di una vera area metropolitana garantendo un’autonomia economica e finanziaria che permetta loro di intercettare risorse e di partecipare a bandi europei, ministeriali e regionali”.
Purtroppo, anche con questa amministrazione si è consolidato lo “stile” centralistico nella gestione della città. Nel tempo che rimane, però, si potrebbe perlomeno sperimentare una diversa formulazione del bilancio comunale, affidando alle Municipalità la gestione diretta di alcune entrate come i canoni di occupazione suolo, i proventi dei servizi a domanda individuale (scuole, refezione scolastica, impianti sportivi), le contravvenzioni al Codice della Strada, gli introiti dell’Imu. Così pure il trasferimento delle risorse per gli investimenti di competenza delle Municipalità sarebbe un ulteriore segno della volontà alla loro valorizzazione. In fin dei conti, si tratta di dare un segnale di coerenza con gli impegni programmatici dichiarati.
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