Il settore norvegese del salmone atlantico ha registrato un triste record l’anno scorso: oltre 63 milioni di pesci sono morti prematuramente nei grandi allevamenti sottomarini sparsi nei fiordi del paese. Un tasso di mortalità, del 16,7%, che rappresenta un livello senza precedenti e solleva serie preoccupazioni sia economiche che etiche per i produttori. Dalle analisi emerse si evidenzia la preoccupante sofferenza degli animali: malattie pancreatiche, branchiali e cardiache, oltre che  lesioni causate durante la rimozione dei parassiti come i pidocchi di mare negli allevamenti ittici. La velocità con cui vengono allevati è il cuore del problema: sottoposti a stress durante tutto il ciclo di vita, dalla nascita in acqua dolce fino alla macellazione, la manipolazione di luce e temperatura dell’acqua riduce a 6-12 mesi il tempo necessario per una crescita che in natura richiederebbe dai 2 ai 6 anni.

Il rischio a tavola

Nel corso dell’anno scorso, le esportazioni di salmone norvegese hanno superato gli 11 miliardi di dollari, ma i 63 milioni di pesci morti rappresentano una perdita economica di quasi 2 miliardi di dollari per l’industria. E c’è anche il rischio che alcuni pesci malati o già morti finiscano sulle tavole dei consumatori, talvolta addirittura venduti come prodotti di “qualità superiore”. Le ispezioni dell’autorità norvegese per la sicurezza alimentare hanno rilevato anomalie in metà degli allevamenti ispezionati lo scorso anno, con pesci feriti o deformi esportati in violazione delle regole, e la situazione continua a sollevare gravi preoccupazioni riguardo al benessere animale e alla trasparenza nei processi di produzione.

Il consumatore ingannato

Edgar Brun, direttore del settore Salute e benessere degli animali acquatici presso l’Istituto veterinario norvegese ha ricordato che “Gli agenti patogeni che causano queste malattie nel salmone non possono essere trasmessi agli esseri umani”, ma il punto viene centrato da Trygve Poppe, ricercatore nel settore della salute dei pesci “Se compri carne in un negozio, ti aspetti che provenga da un animale macellato in conformità con le normative, e non da uno che giace morto fuori dalla stalla. Altrimenti, come consumatore ti senti ingannato”.

Redazione

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