Non deve essere vero che tra servizi segreti e Protezione civile intercorrono rapporti di familiarità. Le voci che lo sostengono devono essere infondate. Sarebbe altrimenti inspiegabile quel che è successo nelle Marche, dove nessuno ha comunicato per tempo al dipartimento della Protezione Civile che si stava per riversare su Senigallia e dintorni una tempesta tropicale di proporzioni ciclopiche. I satelliti militari, in particolare quelli in dotazione al servizio meteorologico dell’aeronautica, hanno fotografato la situazione per tempo? Possibile che non si è potuta accertare l’inusuale densità delle nubi in movimento, sia pur veloce? Se sì, quali campanelli di allarme non sono scattati? Si farà luce. Oggi le polemiche devono lasciare spazio agli aiuti e agli impegni affinché la vulnerabilità di quel territorio non mieta nuove vittime.

Le dieci persone che hanno perso la vita ieri impongono un cambio di passo serio dal punto di vista della gestione dell’emergenza climatica e della sua messa a terra. Lo sostiene anche Draghi, che ha dedicato al nubifragio delle Marche l’avvio del Consiglio dei Ministri e subito dopo si è recato sui luoghi del disastro: “Ho parlato con il governatore Acquaroli. Ringrazio la protezione civile e le autorità locali e i sindaci delle zone colpite che sono i protagonisti in prima persona della presenza dello Stato. Ringrazio anche tutti i soccorritori. Il Consiglio dei ministri ha deliberato lo stato d’emergenza con lo stanziamento di 5 milioni per i primi aiuti”, ha assicurato il Presidente del Consiglio. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha chiamato il presidente della Regione Marche per primo: “Il presidente Mattarella ha espresso la solidarietà alla nostra comunità e gratitudine a tutti quanti stanno instancabilmente lavorando per i soccorsi – aggiunge -. Draghi ha espresso la sua vicinanza rassicurandomi sul supporto per ogni necessaria esigenza. Il dolore per quanto accaduto è profondo ma la comunità marchigiana è forte e saprà reagire”.

Intanto il capo della Protezione civile Fabrizio Curcio è arrivato ad Ancona per la riunione per coordinare gli interventi di soccorso. Poi ci sarà un sopralluogo nelle aree colpite nelle province di Ancona e Pesaro Urbino. “Ci sono stati momenti di terrore, con quantitativi di acqua veramente straordinari”, ha detto Curcio. “È piovuto in qualche ora un terzo di quello che normalmente piove in queste zone in un anno – ha aggiunto – e in alcune zone ha piovuto il doppio di quello che piove in estate. È stato un quantitativo di acqua che si è riversato sui territori in maniera repentina portando scompiglio e morte”. Oltre alle vittime, ci sono danni al momento incalcolabili. Il fiume Misa, in piena per le violenti piogge di questa notte, ha anche rotto le balaustre in pietra del ponte Garibaldi nel centro storico di Senigallia.

Nel cuore della cittadina della Marche sono visibili i danni procurati dai detriti, rami e fango, trascinati dal torrente. Il flagello delle piogge alluvionali mette in luce l’inadeguata manutenzione del territorio, un tema atavico di cui si parla quando piove e che si dimentica quando torna il sereno. Da troppi anni. Maria Elena Boschi, indignata, dice al Riformista Tv che va ripristinata la struttura di “Casa Italia” presso la Protezione Civile. “Questa tragedia rende evidente la necessità di fare una riflessione seria e alzare lo sguardo sulla prevenzione. Abbiamo proposto in questa legislatura di ripristinare Casa Italia – Italia Sicura, l’unità di missione che avevamo istituito con il governo Renzi, per la prevenzione e la cura del territorio, contro il dissesto idrogeologico. Oggi è il giorno del dolore e dell’emergenza, ma dobbiamo poi guardare al futuro”.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.