Aveva solo 47 anni quando il suo corpo fu trovato rinchiuso dentro l’armadio di casa sua il 10 aprile del 1994. Morì per asfissia, soffocata da un sacchetto di plastica, Antonella Di Veroli, consulente del lavoro. Il suo killer le aveva anche sparato alcuni colpi di pistola mentre era ancora stesa sul letto: due bossoli che però non la uccisero, così come il farmaco che poco prima aveva assunto per addormentarsi. Poi il suo corpo fu rinchiuso dentro l’armadio, sigillato con del mastice.

Il ritrovamento

Un caso ricco di mistero, a partire dal ritrovamento del cadavere. La sorella andò a cercarla in casa ma non trovando nessuno se ne andò, poco dopo arrivarono  l’ex compagno e socio in affari Umberto Nardinocchi che assieme al figlio e a un amico notarono confusione e disordine nell’abitazione. Successivamente,  pensando che fosse successo qualcosa, la sorella e il merito decisero di rovistare in casa usando dei guanti per non contaminare la scena e ritrovarono il cadavere dentro l’armadio.

Le indagini in un primo momento si concentrarono su due uomini, ex amanti della vittima. Tutti e due finirono per essere sospettati dopo il ritrovamento di polvere da sparo positiva. Nardinocchi, un collega più anziano della vittima, prosciolto che presentò un’abili attendibile, e Biffani, fotografo che aveva prestato anche 42 milioni ad Antonella, poi mai restituiti. Le indagini furono lunghe e ricche di stranezze ed errori investigativi, tra cui uno stub fatto da un agente inesperto e rivelatosi poi sbagliata: durante il processo si scopre però il dna sul reperto dello stub non è di Biffani. Il caso a quel punto fu archiviato.,

La terza persona e l’analisi del bossolo

Ma i riflettori si accendono ora su una terza persona, e stasera a ‘Chi l’ha visto’ la sorella e la nipote in diretta parlano di nuovi elementi e di reperti mai analizzati chiedendo la riapertura delle indagini. Si sottolinea che “sulla base delle emergenze indiziarie acquisite al tempo, non si può assolutamente escludere che l’assassino possa essere una donna o che l’omicidio possa essere stato commesso col concorso di più persone”. A mancare è anche l’analisi scientifica sul bossolo, che di sicuro il killer ha maneggiato. Ma si potrebbe far luce anche su una telefonata ad un tassista, che Antonella fece partire quella notte. Nessuno ha mai cercato di rintracciare il guidatore e il  caso ancora senza risposta.

Redazione

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