Il movente sembra passionale
Omicidio Dario Angeletti, l’indagato confessa: “Sono stato io a sparare”

Sarebbe quindi il tecnico di laboratorio Claudio Cesaris ad uccidere Dario Angeletti perché avrebbe tentato di aiutare la ricercatrice di cui suo presunto assassino era ossessionato da tempo, arrivando a seguirla dall’università di Pavia a quella della Tuscia.
Un “movente passionale”, ma le cose forse non sono così semplici. Claudio Cesaris, sessantotto anni, avrebbe ucciso il biologo freddandolo nella sua auto, perché questo stava dando una mano a una collega, la “donna contesa”, perseguitata dalle sue attenzioni.
Tesi avvalorata dal fatto che gli amici dell’università parlano in queste ore di un “femminicidio mancato”: il presunto killer sarebbe stato geloso di quella disponibilità di Dario, forse fraintendendo il rapporto tra i due, o forse a seguito di un intervento del professore nei suoi confronti.
Piantonato all’ospedale Belcolle di Viterbo, a causa di un malore avvenuto al momento dell’arresto. L’avvocato di Cesaris ha parlato con il quotidiano La Repubblica: “Ritengo che allo stato attuale non ci siano le esigenze cautelari della custodia in carcere, ma la risonanza mediatica del caso ha avuto il suo peso”. Dalle prime ricostruzioni sembra che Cesaris abbia ammesso di aver sparato ma non di aver progettato il delitto.
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