Poche ore dopo il suo 37esimo compleanno, Oscar Pistorius ha ottenuto la libertà condizionata a poco più di dieci anni di distanza dall’omicidio della sua fidanzata, la modella la modella ventinovenne Reeva Steenkamp, avvenuto nel giorno di San Valentino, il 14 febbraio 2013 a Pretoria. L’ex velocista e campione paralimpico sudafricano lascerà il carcere il 5 gennaio prossimo. “Il Dipartimento dei Servizi Correzionali (DCS) conferma la libertà condizionata per Oscar Leonard Carl Pistorius, a partire dal 5 gennaio 2024”, ha dichiarato un portavoce.

Pistorius come condizione per la concessione della libertà vigilata dovrà sottoporsi “a una terapia per la gestione della rabbia a una sulla violenza contro le donne e svolgere servizi sociali”, ha dichiarato alla stampa Rob Matthews, portavoce della famiglia Steenkamp. La madre di Reeva ha dichiarato che il campione paralimpico sudafricano “non si è riabilitato”. “La riabilitazione richiede che qualcuno si impegni onestamente, con la piena verità del suo crimine e delle sue conseguenze. Nessuno può affermare di avere rimorsi se non è in grado di affrontare pienamente la verità”, ha fatto sapere June Steenkamp in una dichiarazione rilasciata alla commissione per la libertà vigilata che sta esaminando la richiesta di Pistorius di uscire presto di prigione.

Noto come “Blade Runner” per le sue protesi alle gambe in fibra di carbonio, nel 2013 Pistorius uccise la fidanzata sparandole il giorno di San Valentino. Reo confesso, sostenne di aver sparato alla ragazza, scambiandola per un intruso, quattro colpi di pistola attraverso la porta del bagno chiusa, nella casa dove i due convivevano. Il velocista 37enne, arrestato quando aveva 26 anni, è stato il primo atleta con le due gambe amputate a correre ai Giochi Olimpici di Londra 2012 grazie all’uso di protesi al carbonio di ultima generazione. Nato il 22 novembre 1986 senza la fibula, il lungo e sottile osso sul lato esterno della gamba da sotto il ginocchio alla caviglia, in entrambe le gambe. I suoi genitori, Henk e Sheila, solo dopo essersi consultati con i migliori dottori hanno preso la straziante decisione di amputare entrambe le sue gambe da sotto il ginocchio. L’operazione fu eseguita dal chirurgo ortopedico sudafricano Dott. Gerry Versveld quando Pistorius aveva appena 11 mesi.

Ma la forza e la determinazione lo portarono negli anni a diventare “l’uomo più veloce del mondo senza gambe”, trionfando e diventando detentore dei record mondiali sui 100, 200 e 400 metri. È stato il decimo atleta a competere sia alle Olimpiadi che alle Paralimpiadi, ma il primo capace di vincere una medaglia in una competizione iridata per normodotati, ottenendo l’argento con la staffetta 4×400 metri sudafricana ai Mondiali di Taegu 2011, correndo solo in batteria.

Poi l’omicidio della fidanzata e la prima condanna a cinque anni di carcere nel 2014 per omicidio colposo. Il caso di Pistorius è stato riesaminato nel 2017 dalla Corte suprema sudafricana, che lo ha condannato a 13 anni e cinque mesi di carcere, ritenendo “incredibilmente indulgente” la pena accordatagli in precedenza. Anni fa il suo manager, Peet Van Zyl, raccontò a Repubblica la vita in carcere di Pistorius. “Gli sono caduti i capelli, è molto stempiato, e anche dimagrito. E soprattutto fuma, una sigaretta dopo l’altra, nevroticamente. Prima non aveva questa abitudine. Con me commenta le notizie sull’atletica, è ancora molto appassionato del suo sport”, ha detto Van Zyl. In carcere “si è messo a studiare business administration e settore immobiliare. Una volta fuori si occuperà di proprietà e di case. Ora pulisce i bagni della struttura, il suo lavoro è quello”. Il manager raccontò di un uomo provato: “Una volta però l’ho trovato che aveva strani segni sul corpo, non so se per una rissa, forse qualcuno aveva provato ad ucciderlo, ho avvisato i dottori. Lui sa che io ci sono, quando vuole mi telefona”.

Poi si concentrò sulle amicizie sbagliate e di come dopo il successo dei Giochi di Londra 2012 l’atleta fosse cambiato: “Troppi amici sbagliati. Ha iniziato a frequentare gente di malaffare, a girare con auto lussuose, lo invitavano a feste, viaggi, presentazioni. Roba che non c’entra con lo sport. Un giorno è passato a prendermi in auto e dietro sul sedile aveva una pistola. A cosa ti serve? Gli ho chiesto. ‘È per la mia sicurezza’, ha risposto. Era ossessionato, voleva assumere un bodyguard”. Infine il sogno di tornare in Italia: “Parla soprattutto dell’Italia, dove si è sempre trovato bene. Vuole ritornarci, altri posti non gli interessano. Ma se anche avrà la libertà vigilata non so se gli ridaranno il passaporto. Dice che ha voglia dell’Italia, è il primo paese che vuole rivedere. Amava molto Gemona, in Friuli, la nostra base di allenamento”.

 

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