Aveva avuto il Covid lo scorso ottobre, poteva già sottoporsi ad una prima dose del vaccino ma “aveva detto che lo avrebbe fatto ad ottobre per poi affrontare l’inverno”, finendo invece vittima della variante Delta. È morto così Paolo Tortora, 61 anni, figura di spicco del mondo della ristorazione di Napoli, il “sarto della ristorazione”, come si definiva e come amava farsi definire.

Morto domenica per Coronavirus, Tortora era stato allievo del Pontano ed era diventato una vera e propria istituzione: lo avevano scelto anche Dolce & Gabbana in occasione del loro evento nel centro storico di Napoli nel 2016.

A raccontare gli ultimi drammatici giorni di Paolo è la moglie, Valentina Abbruzzeso, in un colloquio col Corriere della Sera. Sposati da maggio 2019, lei foggiana di 36 anni e lui napoletano doc, inizialmente hanno affrontato assieme la battaglia contro il virus.

Paolo inizia a star male all’inizio di agosto: “I primi dieci giorni l’ho curato a casa e né io né le bambine ci siamo contagiate anche se abbiamo continuato a stare tutti insieme”, racconta la moglie. Il 12 agosto la situazione peggiora, rendendo necessario il trasferimento all’ospedale Cotugno: “Lui voleva che io restassi sempre fuori dall’ospedale, voleva avere la percezione di una mia vicinanza. C’è stato un momento in cui ci sembrava anche che le cose andassero meglio. Poi dopo giorni passati con il casco e qualche miglioramento la situazione è precipitata nel giro di due ore”.

Il 22 agosto, dieci giorni dopo, Tortora è stato intubato. La moglie racconta che i medici, concedendo uno strappo alle regole, hanno consentito ai due di incontrarsi prima del trasferimento in Rianimazione. Quaranta minuti di faccia a faccia, “poi la alle 21.09 lo hanno intubato e hanno indotto il coma farmacologico. Lui non voleva. Mi aveva ripetuto mille volte che non voleva l’accanimento terapeutico. Io gli ho detto che era una piccola sedazione, non che lo avrebbero addormentato…”.

Tre giorni dopo, forse presagendo una fine vicina, Paolo le scrive una ultima lettera: su quei fogli scritti a mano le ribadisce l’amore che prova e le affida anche l’azienda. Poi, domenica, il decesso.

“Sarò all’altezza della sua fiducia, portando avanti anche i suoi tanti progetti di beneficenza”, dice oggi Valentina, che dovrà crescere le due figlie di Paolo, Azzurra e Giulia Pia, di 13 e 16 anni, adottate dal “sarto della ristorazione”.

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Napoletano, classe 1987, laureato in Lettere: vive di politica e basket.