Intanto Bergoglio decide la stretta su Roma
Papa Francesco dopo le accuse di padre Georg: “Tradimenti e false notizie, Dio è nel silenzio”
Non ha fatto tanti giri di parole padre Georg Gänswein nel puntare il dito contro Papa Francesco proprio nei giorni del lutto per la morte del papa emerito Ratzinger. Lo ha accusato di aver “spezzato il cuore” di Ratzinger con la decisione sulla messa in latino e di averlo “scioccato”, rendendolo “un prefetto dimezzato”. Oggi il Pontefice, all’interno dell’omelia della messa per la Befana, sembra avere inserito un paio di risposte che lasciano pensare ai fatti delle ultime ore. “Adoriamo Dio e non il nostro io; adoriamo Dio e non i falsi idoli che ci seducono col fascino del prestigio e del potere, con il fascino delle false notizie”, ha detto il Papa. E qualcuno le ha interpretate proprio come risposta alle polemiche delle ultime ore.
Papa Francesco ha iniziato l’omelia citando il suo predecessore quando era ancora Papa regnante: “Il pellegrinaggio esteriore dei Magi, ha detto Benedetto XVI, era espressione del loro essere interiormente in cammino, dell’interiore pellegrinaggio del loro cuore”. Una ricerca, quella dei Magi, cui Francesco ha opposto quella di chi va in cerca di un “traguardo personale”: e si lascia irretire da prospettive false. “Adoriamo Dio e non il nostro io; adoriamo Dio e non i falsi idoli che ci seducono col fascino del prestigio e del potere, con il fascino delle false notizie”, ha detto il Papa. Qualcuno ha letto in queste parole una vera e propria stilettata rivolta al polemico padre Georg.
E ancora all’Angelus Francesco ha ribadito: “Il Signore s’incontra così: nell’umiltà e nel silenzio”. “La fede non cresce se rimane statica; non possiamo rinchiuderla in qualche devozione personale o confinarla nelle mura delle chiese, ma occorre portarla fuori, viverla in costante cammino verso Dio e verso i fratelli”, ha detto però ancora Francesco durante l’omelia di oggi.
Dopo l’omelia il Papa ha firmato un documento papale che stabilisce una volontà di maggiore controllo da parte del Papa, sulla diocesi di Roma: il cardinale vicario, si legge nel documento, “non intraprenderà iniziative importanti o eccedenti l’ordinaria amministrazione senza aver prima a me riferito”. E ancora: “La Chiesa perde la sua credibilità quando viene riempita da ciò che non è essenziale alla sua missione o, peggio, quando i suoi membri, talvolta anche coloro che sono investiti di autorità ministeriale, sono motivo di scandalo con i loro comportamenti infedeli al Vangelo”. Secondo quanto riportato dall’Ansa in controluce si legge anche una gestione non ottimale, da parte del Vicariato, del caso del gesuita Marko Rupnik, accusato di abusi da diverse suore. Certo è che la morte di Benedetto ha riacceso numerose polemiche in Vaticano.
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