Fedeli in coda da ieri mattina, per rendere l’ultimo saluto al papa emerito Benedetto XVI, la cui salma resta esposta fino a domani sera nella Basilica vaticana. Intanto le cronache e le pagine (dei giornali e web) si riempiono di commenti, valutazioni, indiscrezioni, annunci.
Ora sappiamo quali sono state le ultime parole: “Gesù ti amo”, in italiano, raccolte da un infermiere nelle prime ore del mattino del 31, poco prima dell’annuncio ufficiale del decesso alle 9.34. La salma indossa un anello con l’effigie di San Benedetto che gli era stato donato da mons. Gino Reali, vescovo emerito della diocesi di Porto-Santa Rufina, nel Lazio, ma di origine umbra, proprio per ricordare l’importanza della figura del santo di cui il Papa prese il nome.

Mentre i fedeli sfilano – previsto un afflusso di 30-35 mila persone al giorno durante l’esposizione, il doppio – si calcola – per i funerali di giovedì mattina, cresce l’attesa per l’omelia che terrà Papa Francesco. Da notare anche qui un inedito assoluto: avremo un papa regnante a presiedere la cerimonia funebre del suo predecessore. In ogni caso, almeno a leggere i giornali italiani, si operano ora dei collegamenti sul futuro del pontificato, sulla base dell’ultima intervista di Papa Francesco. A metà dicembre al quotidiano spagnolo Abc aveva rivelato di avere firmato le dimissioni già nel 2013, dopo l’elezione, consegnandole all’allora Segretario di stato cardinale Tarcisio Bertone. Ecco le parole esatte: “Le firmai e gli dissi (a Bertone, ndr): ‘in caso di impedimento per motivi medici o che so, ecco le mie dimissioni. Ce le avete già. Non so a chi le abbia date il cardinal Bertone, ma gliele ho date io quando era segretario di Stato”. Peccato che nell’intervista in cui Bertone stesso ricorda Ratzinger, pubblicata dal quotidiano torinese, non gli sia stata rivolta una domanda in proposito.

Difficile capire se sia un’ipotesi percorribile o soltanto il pio desiderio di riempire pagine e pagine di speculazioni poco fondate. Come anche poco fondate sembrano le voci che parlano di resa dei conti tra i sostenitori di Ratzinger, decisi a venire allo scoperto, e i sostenitori dell’attuale papa. Le ricostruzioni delle lotte di potere all’ombra dei palazzi vaticani hanno diverse caratteristiche consuete: l’assoluto anonimato e la profusione dei ‘si dice’ e delle fonti più disparate. Ma siccome sono tutte rigorosamente anonime, praticamente non si esce da un pantano di voci fuori controllo.

Un secondo aspetto riguarda la dialettica che viene messa in atto tra un papa, il suo predecessore e quindi il successore. E quindi il dibattito investe i cardinali destinati a sedere in Conclave: chi sarà il successore del pontefice? Dimenticando, nel gioco del tirare a indovinare, che intanto c’è un papa regnante, in ottima salute (ginocchio a parte, ma – come ha detto ironicamente – non si governa con le ginocchia ma con la testa!). che Bergoglio sia progressista nel senso deleterio che viene attribuito al termine, è una favola che non regge affatto. Papa Francesco, semmai, ha messo al centro del suo governo uno stile pastorale e spinge la Chiesa ad uscire dalle mura per andare ad evangelizzare, secondo lo stile della misericordia del Samaritano. Forse a molti non piace ma sarebbe lo stile del Vangelo. Papa Benedetto XVI era diverso? Certamente lo era, per la formazione teologica, la sensibilità personale, la provenienza geografica e la storia personale. Aveva vissuto il Concilio in prima persona. Bergoglio è il primo papa davvero post-Conciliare ma la solidità della formazione teologica dell’uno e dell’altro non è in discussione.

Se poi piace ai media nostrani l’idea che ci debbano essere sempre due papi alla volta, uno in carica, l’altro in pensione o emerito, non è detto che il desiderio debba diventare realtà. A ben guardare invece esiste una continuità, una gradualità nelle impostazioni e nelle accentuazioni delle tematiche, che corrisponde ai tempi diversi in cui i papi vivono. Un esempio in tal senso viene proprio dal cardinale Ratzinger. Ieri è stata distribuita l’anticipazione di un’ampia intervista del 1988, inedita in italiano, che sarà pubblicata nel prossimo volume dell’opera Omnia di Joseph Ratzinger/Benedetto XVI (Libreria Editrice Vaticana). Il tema era ed è oggi più che mai bollente: l’interpretazione della “Humanae Vitae” di Paolo VI con il no senza appello per la pillola.

Diceva Ratzinger: “il passo sulla contraccezione rappresenta circa mezza pagina dell’intera enciclica. Nel complesso si intendeva dare un’immagine positiva del matrimonio come spazio in cui la sessualità acquisisce una dignità umana; e mostrare che, nell’uomo, corpo e spirito sono inseparabili. Significa che la sessualità non deve essere accantonata nell’ambito della pura materialità. Si trattava dunque della filosofia della sessualità nell’unità della persona. Penso che questa visione di fondo sia preziosa, ma che su di essa non si sia ancora riflettuto abbastanza. Gli sforzi per una comprensione più profonda e per motivazioni più accessibili continuano, su questo non si discute. Direi che quello che l’enciclica si proponeva, ha consistenza, rimane valido. Mentre la motivazione di essa, l’immagine antropologica complessiva deve essere ulteriormente approfondita”.

Frasi che rappresentano un esempio di equilibrio e rispetto delle diverse sensibilità e posizioni e indicano l’idea di una Chiesa che si fa strada con gradualità. Nella ricerca del dialogo è stato un papa moderno, autenticamente postconciliare e Papa Francesco ne prosegue la linea, sebbene troppo spesso i detrattori di quest’ultimo non rintracciano la linea di continuità tra i pontefici, appunto perdendosi dietro la ricerca di un regime di cristianità che non esiste più da secoli, mentre abbiamo più bisogno di una razionalità capace di coniugare teologia, filosofia e scienza, come terreno di incontro tra credenti e non credenti, per superare ogni steccato ideologico.

Avatar photo

Giornalista e saggista specializzato su temi etici, politici, religiosi, vive e lavora a Roma. Ha pubblicato, tra l’altro, Geopolitica della Chiesa cattolica (Laterza 2006), Ratzinger per non credenti (Laterza 2007), Preti sul lettino (Giunti, 2010), 7 Regole per una parrocchia felice (Edb 2016).