Tornato in libertà lo scorso 4 luglio, grazie alla decisione del gip Vilma Galli di scarcerarlo, il regista premio Oscar Paul Haggis parla per la prima volta delle accuse che lo avevano portato alle manette e agli arresti domiciliari, accusato da una donna inglese 28enne di violenza sessuale che sarebbe avvenuta in un Bed&Breakfast di Ostuni dal 12 al 15 giugno scorsi.

Immediatamente additato come un ‘mostro’, il registra e sceneggiatore ha trascorso 16 giorni agli arresti domiciliari dopo l’ordinanza emessa nei suoi confronti il 19 giugno scorso. Poi l’incidente probatorio col confronto con la sua accusatrice, che aveva raggiunto Haggis in Puglia e aveva trascorso con lui qualche giorno, in occasione di un festival cinematografico. Quindi 8 giorni fa il ritorno alla libertà, con la gip che ha sottolineato “l’assenza di contegni violenti costrittivi da parte dell’indagato”, difeso dall’avvocato Laforgia.

Nella sua conversazione con Repubbica, Haggis ammette due errori: “Il primo stato permettere a qualcuno che conoscevo appena di venire a trovarmi. È stata una stupidaggine. Il secondo errore è avvenuto l’ultima mattina, quando è accaduta una cosa che ho trovato particolarmente spiacevole e ho deciso di troncare questa situazione. Ho portato quella donna all’aeroporto alcune ore prima del suo volo. Però non riesco ancora a capire cosa abbia portato a queste accuse false contro di me”.

Diverse cose non tornano, secondo Haggis. In primi, sottolinea il registra e sceneggiatore, “non vedo alcun motivo plausibile per cui una persona sinceramente interessata a una relazione non usi il suo vero nome”, visto che la sua accusatrice si era presentata con un nome di fantasia. Quindi Haggis torna all’interrogatorio della 28enne, in cui gli era sembrata “molto preparata, come se avesse fatto le prove. Tutt’altro che fragile o soggiogata, come ha affermato”.

Non sono gli unici punti oscuri, secondo Haggis. Il regista, che deve fare i conti con l’appello contro la scarcerazione da parte della Procura, adombra l’ipotesi di un complotto contro di lui da parte di Scientology, la discussa ‘setta’ fondata da Ron Hubbard di cui Haggis ha fatto a lungo parte.

‘Chiesa’ da cui Haggis è uscito perché “lentamente sono arrivato a capire che Scientology era, in effetti, profondamente corrotta. Forse avrei dovuto capirlo molto prima, ma di certo non potevo più difenderla né farne parte”. Pur sottolineando di non avere prove, il regista ammette di avere dubbi su un possibile ruolo di Scientology per quanto accaduto nelle scorse settimane: “Da quello che ho imparato da Scientology, so che sono capaci di qualsiasi cosa. Se parli contro di loro, useranno qualsiasi mezzo per distruggere la tua reputazione, la tua carriera e la tua famiglia”.

Quindi il giudizio dai due volti sul sistema giudiziario italiano. Per Haggis da una parte gli è sembrato “efficiente” perché “in sole due settimane la giudice è arrivata una conclusione chiara“. Tuttavia, aggiunge il regista, “ci sono sono alcune cose che non riesco a capire: come sia possibile che nel vostro Paese si possa iniziare un processo anche quando l’accusa non è corroborata da prove certe. Mi sembra strano e ingiusto che persone innocenti possano essere processate per anni. La reputazione di una persona si costruisce in una vita, ma può essere distrutta in un minuto, anche da un’accusa del tutto infondata come questa“.

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Napoletano, classe 1987, laureato in Lettere: vive di politica e basket.