L’ondata di epidemia Covid è passata ma per alcuni resta il ricordo indelebile di aver contratto il virus che spaventa tutto il mondo. Rimane anche la riconoscenza e l’affetto per chi li ha curati durante il lungo percorso di degenza che li ha portati alla guarigione. “Medici, infermieri e oss si aggiravano intorno a noi coperti da testa a piedi, la mascherina suo viso e i grandi occhiali. Non abbiamo mai visto i loro volti ma gli occhi quelli si, ci hanno dato coraggio e ci hanno fatto stare molto meglio”, racconta Salvatore Ferrieri, il re della sfogliatella Napoletana che per un periodo è stato ricoverato al Loreto Mare. Salvatore racconta la solitudine, la paura e la preoccupazione di non farcela a riabbracciare i suo amati nipoti. “All’interno ci davano tutti una grande forza – racconta – A Pasqua il figlio di uno dei medici, un bambino, ci ha scritto delle lettere e regalato degli ovetti di cioccolato. Ci scriveva di non avere paura e che lui pregava per noi”. Quello che ha vissuto è un vero e proprio incubo, ora per fortuna finito grazie alle cure attente dei sanitari dell’ospedale di via Vespucci. Una volta guarito Salvatore ha deciso di regalare pacchi di sfogliatelle all’ospedale come ringraziamento per quanto hanno fatto per lui.

Poi c’è Alessandro Manzo, salumiere di Poggiomarino. Ha contratto il Coronavirus ed è stato trasferito dall’Ospedale di Sarno al Loreto Mare. “Il coronavirus ti cambia letteralmente la vita – dice- ero spaventato ma i medici mi hanno trattato benissimo. In soli 5 giorni mi hanno fatto passare la febbre”. Non è stato facile nemmeno per la famiglia di Alessandro: uno dei suoi figli ha contratto il virus e una volta tornato a casa è stata la moglie ad essere risultata positiva. “Sono grato a tutti i medici per quello che hanno fatto per noi, andrebbero tutti premiati”, dice.

Ciro Noletto è lo zio di Salvatore Pastore, 55enne con la sindrome di Down anche lui risultato positivo al virus e per questo ricoverato all’Ospedale del Mare, nella zona costruita per l’emergenza. “Mio zio non è autosufficiente, noi parenti non potevamo nemmeno parlare con lui al telefono o in viodechiamata – racconta – Ma i medici e gli infermieri non mi hanno dato il tempo di cercarli tanto che mi contattavano spesso per darmi informazioni sulla salute di mio zio. Il suo ritorno a casa è stata una vera vittoria per noi e per loro. Non ci hanno mai fatti sentire soli”. Adesso Salvatore, Alessandro e Salvatore stanno bene e oltre ai ricordi resta anche un po’ di amarezza nel sentire sempre la sanità campana sminuita e aggredita. Loro sono la testimonianza che ospedali additati da molti come “inutili” o “malfunzionanti” siano stati fondamentali a salvare vite durante l’emergenza, eccellenze senza le quali probabilmente non sarebbero qui a raccontare la loro esperienza. “Credo che quello che è stato fatto all’Ospedale del Mare sia un gran bel lavoro. Chi non è passato per questo virus non può capirlo”, conclude Noletto.

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Giornalista professionista e videomaker, ha iniziato nel 2006 a scrivere su varie testate nazionali e locali occupandosi di cronaca, cultura e tecnologia. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Orgogliosamente napoletana, si occupa per lo più video e videoreportage. È autrice anche di documentari tra cui “Lo Sfizzicariello – storie di riscatto dal disagio mentale”, menzione speciale al Napoli Film Festival.