Come cambiano le abitudini sessuali quando il contatto con l’altro può diventare un potenziale pericolo per la propria salute? Il lockdown ha fatto crescere o diminuire il desiderio sessuale? Sono alcune delle domande che si è posta Durex per studiare come e perché la pandemia ha cambiato il rapporto degli italiani con il sesso. La ricerca è parte della campagna globale “Let’s not get back to normal” ed è incentrata sulla trasmissione di messaggi positivi di cambiamento e superamento di una precedente, e non sempre corretta, normalità in ambito sessuale.

Già prima dello scoppio della pandemia Covid-19, infatti, la situazione non era delle migliore: le conoscenze su rischi e pericoli per la salute in tema di malattie sessualmente trasmissibili erano spesso sommarie, vissute con noncuranza circa il loro potente impatto sulla vita, soprattutto da parte dei giovani. A questo si aggiungeva una scarsa informazione sulle modalità di trasmissione e di conseguenza su quali comportamenti adottare per la prevenzione, con i tabù che giocavano ancora un ruolo importante. Una normalità, quindi, non abbastanza corretta e che richiederebbe un maggiore impegno in termini di prevenzione e salute pubblica. Per questo motivo Durex, insieme ad Anlaids, associazione italiana che si batte per fermare diffusione dell’Aids, ha dato vita a una task force multidisciplinare  costituita dal professore e infettivologo dell’Ospedale Sacco di Milano Massimo Galli, punto di riferimento per la ricerca sull’HIV e oggi anche sul Covid-19, la dott.ssa Sonia de Balzo, Sessuologa napoletana specialista in psicologia clinica e dello sviluppo, il dott. Alberto Venturini, psicoterapeuta cognitivo comportamentale dell’Ospedale Galliera di Genova e la dott.ssa Alessandra Scarabello, dermatologa allo Spallanzani di Roma.

Compito della task force sarà innanzitutto studiare gli effetti della pandemia. In quarantena, secondo una ricerca fatta da Durex, le abitudini sessuali sono profondamente cambiate. L’83% degli intervistati, infatti, ha confessato un generale calo del desiderio e della pratica sessuale durante il periodo di lockdown, con solo il 23% che ha invece sostenuto di aver mantenuto un livello di attività sessuale quasi uguale al periodo pre-quarantena. Tra le principali motivazioni espresse a giustificazione di questo decremento sono emerse: ansia, paura del contagio, presenza di bambini in casa, interruzione dei movimenti e obbligo di distanziamento sociale. Dopo una prima analisi generale, la ricerca si è poi concentrata sull’effettivo impatto che il distanziamento sociale ha avuto su alcune specifiche categorie di persone, ovvero single, partner conviventi e partner non conviventi. Questa condizione ha generato degli effetti psico – sessuali a breve e a lungo termine aumentando i sentimenti di ansia, ossessività, compulsività per il contagio e gli effetti simil depressivi; si sono poi drasticamente ridotte le pratiche sessuali con i partner occasionali ma anche con il partner stabile.

Ma la crisi causata da Covid offre l’opportunità di ripartire ‘bene’ anche da questo punto di vista, cogliendo l’opportunità di programmi educativi volti ad estendere i comportamenti responsabili, offrendo linee guida per un una sessualità più consapevole, sicura e responsabile.