È di nuovo bufera nel Partito Democratico. A crearla sono le parole Paolo Ciani, da ieri nominato da Elly Schlein vice-capogruppo del Pd alla Camera, intervistato sull’Ucraina da Repubblica nel pomeriggio: “Sono contrario all’invio di armi, anche il Pd ora può cambiare linea”. Del resto era noto che lui fosse stato l’unico del Pd a votare votato contro le armi all’Ucraina, argomento su cui ha le idee molto chiare: “Ho votato contro. Ho molti amici fraterni in Ucraina, che sono stati sotto le bombe o che sono scappati, a cui abbiamo dato aiuto come Sant’Egidio e anche io personalmente. Però il tema è come aiutare Kiev a superare questa guerra. Non credo nella vittoria militare, cioè ad armare l’Ucraina perché possa vincere”. Forse era per queste posizioni che Elly lo ha scelto come vice capogruppo?

Posizioni, quelle sull’Ucraina, che non possono passare inosservate. “Bisogna investire nella spinta al cessate il fuoco. Per ora l’Europa e l’Occidente non stanno facendo abbastanza” – ha dichiarato Ciani sostenendo che dopo un anno e mezzo di conflitto il partito potrebbe evolvere in nuove posizioni: “Si può anche cambiare parere. Il no alle risorse del Pnrr per le munizioni è stato un salto di qualità, non sbagliato”.

Ma Ciani, come ha tenuto a precisare nell’intervista a Repubblica, non è iscritto al Pd, né intende iscriversi al partito che l’ha scelto. Né, tantomeno, come ha spiegato a margine della nomina, intende sciogliere il suo partito, Demos – “che è un partito a tutti gli effetti, iscritto al registro dei partiti e che chiede il 2xMille”. Non un movimento ma un vero e proprio partito: “Pd-Italia democratica e progressista, che rappresenta forze politiche che si sono unite al momento delle elezioni di settembre alla lista del Pd. Ma in molte elezioni locali abbiamo continuato a partecipare col nostro simbolo, come alle ultime regionali del Lazio. La nomina mi onora, è un riconoscimento importante”.

Le dichiarazioni di Ciani sulla questione ucraina hanno scatenato un putiferio e lasciato perpelssi diversi esponenti dem. A partire dall’ex ministro Lorenzo Guerini, presidente del Copasir e capo di Base riformista – “la nostra linea sull’Ucraina è chiara e non è minimamente in discussione”.

Ancora più severa la vicepresidente del Parlamento europeo, Pina Picierno: “Ciani diventa vicecapogruppo del gruppo del Pd, dichiara di non volersi iscrivere al nostro partito ma di volerne cambiare la linea sull’Ucraina. Grande confusione sotto il cielo. Una cosa però mi pare importante ribadirla: il sostegno del Pd alla resistenza Ucraina non cambia e non cambia”.

Sulla stessa linea il senatore Filippo Sensi: “Stimo e rispetto Paolo Ciani, la sua storia, la sua integrità. Sono cattolico, apostolico, romano e del Pd, ce le ho tutte. Ma il mio sostegno fino alla fine all’Ucraina e alla resistenza contro l’aggressione della Russia non vacillerà, non cambierà. No”.

Una decisione ulteriormente controversa, per quel che riguarda l’asserita fede euroatlantica dei dem dell’era Schlein, nella questione ucraina, dopo il voto all’Europarlamento che già aveva mostrato amplissime crepe tra i parlamentari.

In tarda serata, dopo che la polemica era deflagrata, arriva la precisazione di Elly Schlein: sull’Ucraina “la linea del Pd è ben chiara, non c’è bisogno che aggiunga altro io”, ha dichiarato la segretaria. Peccato che Ciani del gruppo PD alla Camera non sia un deputato semplice, ma il vice capogruppo.

Redazione

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