L’ultima mossa, almeno dal punto di vista delle forze armate di terra, per vincere la resistenza ucraina. Il presidente russo Vladimir Putin si affida a milizie esterne per tentare di rovesciare la guerra-pantano in cui ha costretto il Paese, che da 20 giorni è impegnato nel conflitto in Ucraina al costo di pesanti sanzioni economiche e perdite di diverse migliaia di soldati.

Truppe che sarebbero state mandate allo sbaraglio, spesso portando sul fronte soldati di leva convinti di essere in procinto di eseguire delle esercitazioni e che invece si sono trovati all’improvviso nel mezzo di una guerra senza esclusioni di colpi.

Per questo, di fronte a malumori sempre più dilaganti nell’esercito, col morale compromesso anche dalla morte di importanti generali come Andrej Kolesnikov, Vitalij Gerasimov e Andrej Sukhovetskij, morti in prima linea, Putin ha deciso di affidarsi alle milizie per ‘risolvere’ la guerra.

Ceceni e arabi tra le fila russe

Non solo i mercenari del Gruppo Wagner, che da giorni sono impegnati nel conflitto. Assieme alla compagnia paramilitare che avrebbe portato in Ucraina oltre 400 ‘soldati’, sullo scenario di guerra sono entrati altre due ‘variabili’.

Da una parte le unità militari di Ramzan Kadyrov, il brutale ‘macellaio’ ceceno fedelissimo di Vladimir Putin, salito al potere come presidente nel 2007 e dal 2011 è “Capo” della repubblica cecena; dall’altra i mercenari arabi, in particolare siriani, destinatari di un appello da parte del Cremlino nei giorni scorsi in cui si annunciava l’arrivo di 16mila soldati disposti a combattere “per aiutare i cittadini del Donbass”.

Secondo Guido Olimpo, giornalista esperto di intelligence del Corriere della Sera, la funzione dei mercenari ceceni in Ucraina è ancora dubbia. Da un lato potrebbero ricoprire il ruolo già svolto quando il Cremlino li inviò in Siria per aiutare il regime di Bashar al-Assad nel fronteggiare la guerra civile: all’epoca i miliziani ceceni svolsero il ruolo di “polizia militare” pattugliando villaggi e città, con l’uso ovviamente della forza. In Ucraina c’è però la possibilità che i soldati di Kadyrov si trasformino in “compagnie di disciplina”, pronti a rimettere nei ranghi elementi fragili e disertori nelle forze armate russe.

In realtà è un mistero anche la presenza di Kadyrov in Ucraina, annunciata dallo stesso ‘presidente’ in un video pubblicato lunedì su Telegram in cui lo si vede in quello che sarebbe un bunker nella zona di Gostomel, a pochi chilometri a nord della capitale Kiev. A distanza di un giorno lo stesso Kadyrov è però di ritorno a Grozny, in Cenia, per accogliere il capo dei servizi e della sicurezza Nikolaj Patrushev, mostrando il dono dell’ubiquità e mettendo quindi in dubbio la reale presenza in Ucraina.

Anche i primi 400 mercenari siriani sarebbero arrivati lunedì in Ucraina, stanziati in centri di alloggio e addestramento allestiti vicino alla frontiera nelle regioni di Rostov, in Russia, e Gomel, in Bielorussia. Definiti “volontari” dal Cremlino, si tratta in realtà molto spesso di persone esperti in combattimento reclutati nei villaggi siriani, anche perché il Paese è sconvolto da una guerra civile in corso da anni.

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Napoletano, classe 1987, laureato in Lettere: vive di politica e basket.