"Non è un caso se il partito nasce l’8 marzo"
Pernice: “Diritti, Europa, libertà l’8 marzo la nuova casa liberale: le donne si devono riappropriare della politica”

Valeria Pernice è nel direttivo di Orizzonti Liberali, che ha contribuito a fondare, con delega ai rapporti territoriali.
La sua storia è quella di una riformista delusa. Uscita da Italia Viva nel 2024, perché?
«Non parlerei di delusione, ma di coerenza. Quando un progetto politico smette di essere uno strumento di cambiamento e diventa autoreferenziale, è giusto prendere un’altra strada. Credo in un progetto riformatore, capace di aggregare le persone sulle idee per aiutare il nostro Paese ad uscire da un immobilismo che lo ha bloccato. Serviva una svolta e non ci siamo guardati indietro».
Ma guardiamo avanti. Sabato nasce il nuovo soggetto politico dell’area liberaldemocratica, cosa può anticiparci?
«Nasce una casa per chi crede nel merito, nelle riforme, nella produttività, in un’Italia che guarda alle sfide della modernità. Sarà un partito aperto, innovatore, radicato nei territori ma con una visione chiara per il futuro del Paese. Un partito che ha il coraggio di uscire dallo scontro puramente ideologico che anima i due poli e che sia disposto a “sporcarsi le mani” facendo anche proposte scomode, ma che possono dare un’opportunità alle future generazioni. Non un euro in più a pensioni, ma investimenti in istruzione, formazione, politiche della famiglia. L’Italia deve tornare a crescere e deve farlo tutelando soprattutto chi lavora, produce e contribuisce a costruire un pezzo di futuro».
Guardando alla collocazione politica del nuovo partito, mai con questa destra e mai con questa sinistra?
«Mai con questa destra, perché è sovranista e statalista. Mai con questa sinistra, perché è immobilista e ostaggio di vecchie logiche, entrambe sempre più invase da populismi. La politica, però, è soprattutto dire chi rappresentare. Abbiamo chiaro che una fetta del nostro Paese non è rappresentata. Per questo vogliamo essere un’alternativa seria, liberale, riformatrice per questi cittadini. Vogliamo essere un’opportunità per riconquistare la fiducia degli elettori con la chiarezza e la coerenza delle proposte».
Bisogna sperare allora in una legge elettorale diversa, più proporzionale…
«Il bipolarismo forzato ha dimostrato tutti i suoi limiti. Mi pare utile ricordare che la nostra attuale legge elettorale non è maggioritaria, ma per il 61% è proporzionale, a differenza di come si continua a raccontare. Quindi il nostro progetto ha non solo spazio, ma la responsabilità di conquistare ogni voto con la serietà e vicinanza alle famiglie e imprese delle nostre proposte. Senza nascondere che serva una legge elettorale che restituisca ai cittadini il diritto di essere rappresentati e ai partiti la responsabilità di costruire alleanze su contenuti, non su formule preconfezionate».
Quali saranno le priorità del nuovo partito?
«Tre pilastri fondamentali: crescita economica, riforme istituzionali e diritti. Bisogna abbassare le tasse sul lavoro, semplificare la burocrazia, investire su scuola e innovazione. Servono riforme per modernizzare il Paese: giustizia, pubblica amministrazione, sanità. Recentemente Luigi Marattin ha presentato una proposta di legge per abolire le due Camere e costituire l’Assemblea Nazionale, perché è inutile e dispendioso, per tempo e risorse, continuare con questo “finto” bicameralismo. E poi i diritti: più libertà, più opportunità, più equità sociale».
E il ruolo delle donne? Un partito che nasce l’8 marzo non può che nascere con le donne al centro.
«La data non è casuale, anzi vogliamo proprio dare valore al ruolo delle donne, convinti che non basta più parlare di pari opportunità, bisogna garantirle. Questo significa investire seriamente su conciliazione vita-lavoro, stipendi equi, presenza femminile nei ruoli di leadership. Il nostro sarà un partito dove le donne saranno protagoniste. Con la Legge Golfo-Mosca, grazie alle quote rosa, si è riusciti ad incrinare un sistema di pregiudizi che impediva l’accesso delle donne a molte posizioni, però adesso, partendo dai risultati che sono stati raggiunti, è necessario andare oltre e lavorare su un progresso culturale che consenta di superare la necessità di continuare ad imporle».
Le inquietudini del mondo, la guerra in Ucraina, i dazi di Trump, l’Europa che deve difendersi da sola. In che ottica si pone il nuovo partito?
«Ci poniamo con chiarezza a sostegno della democrazia liberale e del libero commercio. In un’epoca di fascino per l’autoritarismo e per le guerre commerciali, è necessario ribardirlo. Per questo siamo esigenti: vogliamo un’Europa capace di affrontare le sfide con una politica di difesa unitaria, proteggendo l’Ucraina dall’imperialismo russo. Sosteniamo la riforma delle istituzioni e una politica industriale centrata sull’innovazione, come indicato nel rapporto Draghi. Sono sfide su cui l’Italia non può balbettare: il nostro debito pubblico e la nostra situazione demografica non ci consentono avventure. Se vogliamo difendere il benessere degli italiani possiamo farlo solo con un’Europa unita».
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