Aveva il volto tumefatto, le gambe spezzate e molteplici segni di altre violenze sul corpo: come se fosse stato torturato. È così che la polizia ha trovato un cadavere, coperto solo con un pile sulle gambe, ritrovato sabato 7 maggio in una piazzola di sosta tra Vanzaghello e Lonate Pozzolo, lungo una bretella della statale che porta all’aeroporto di Malpensa. Per giorni quel corpo non ha avuto un nome. Un uomo arrivato dal Marocco ha riconosciuto suo figlio Tai di 34 anni, scomparso da giorni. Fino all’ultimo ha sperato che quel cadavere senza identità non fosse il suo ma quando ha visto i tatuaggi non c’è stato più dubbio.

Da giorni non sentiva il figlio Tai di 34 anni, così ha viaggiato dal Marocco all’Italia per cercarlo. Una volta arrivato in Lombardia, è andato a casa del figlio a Corsico, alle porte di Milano, ma anche lì dell’uomo non c’era traccia. Così giovedì scorso il padre del 34enne ha deciso di sporgere denuncia di scomparsa del figlio ai carabinieri di Corsico. Dalle prime descrizioni, i militari hanno subito capito che poteva trattarsi dell’uomo trovato morto 9 giorni fa in una piazzola di sosta lungo la statale 336 a Vanzaghello (Varese).

Giorni fa la Procura aveva diramato alcune foto dei tatuaggi trovati sul corpo e di uno strano anello a forma di teschio con una sola pietra rossa. Quando il padre ha visto le foto dei tatuaggi trovati sul corpo della vittima, anche gli ultimi dubbi si sono allontanati. Il padre, infine, si è recato all’istituto di Medicina legale e nonostante il figlio avesse il volto tumefatto e pieno di lividi e abrasioni, lo ha riconosciuto. Non ci sono ancora certezze sulle modalità che hanno portato alla morte del 34enne.

Non è escluso che sia stato abbandonato agonizzante e avvolto in una coperta, ma ancora vivo, sul ciglio della superstrada che collega Milano all’aeroporto di Malpensa. Ad ucciderlo, potrebbe essere stata un’auto in corsa. Maggiori certezze arriveranno dalla relazione del medico legale che ha eseguito l’autopsia, dalla quale è emerso che l’uomo sarebbe deceduto per morte violenta. Una della piste seguite dalla squadra Mobile di Varese, che indaga sulla vicenda con la Procura di Busto Arsizio, è quella di un contrasto nel mondo dello spaccio di droga.

“Questo è il momento di raccogliere le idee e i dati e di ragionare sul perché di questo efferato omicidio – ha commentato qualche giorno fa il Procuratore capo della Repubblica di Busto Arsizio, Carlo Nocerino, citato da Il Corriere della Sera —. Una delle ipotesi che possiamo fare è che l’omicidio sia in qualche modo legato a quello del 2 aprile scorso commesso nel bosco del Rugareto a Rescaldina“. Lo scorso 2 aprile il marocchino di 24 anni Bouda Ouadia è stato ritrovato morto con un colpo di pistola alla testa. Per capire cosa sia successo realmente bisognerà aspettare l’esito dell’autopsia. Per ora resta tutto avvolto nel mistero.

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Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.