Una ricetta per mettersi alle spalle dieci anni di populismo
Pomicino ha ragione, i partiti sono senza identità: la sinistra deve riscoprirsi riformista

Ho letto l’intervista di Paolo Cirino Pomicino al Riformista e trovo interessanti molte riflessioni. Non c’è dubbio che la crisi dei partiti abbia accelerato un processo di snaturamento della politica, a Napoli e nel Paese. L’assenza di identità, di valori e di strategia ha prodotto una frattura con la società dando vita a partiti personali e a tanti capibastone. Le vicende che hanno accompagnato gli ultimi dieci anni della vita della nostra città lo dicono con estrema chiarezza.
Il populismo demagistriano ha inflitto ferite mortali: il dissesto economico; il disfacimento del trasporto pubblico locale; lo sfarinamento di un sentire comune; una città scassata e senza cura. Oltre le responsabilità del sindaco, vi sono errori drammatici compiuti da tutti i partiti di centrosinistra e di centrodestra che hanno rinunciato a fare opposizione e alimentato un consociativismo di antica maniera. Basti ricordare le decine di nomine fatte tra Palazzo San Giacomo e Palazzo Matteotti: vicesindaci, assessori, assistenti degli assessori, direttori generali, capi di gabinetto, vicecapi di gabinetto, consiglieri delegati. Insomma, altro che rivoluzione.
In questi anni chi avrebbe dovuto fare opposizione e costruire l’alternativa ha invece pensato a guerre intestine, affari, distruzione di una visione alternativa di città. Non a caso sia il centrosinistra sia il centrodestra hanno dovuto prendere due “non politici” come candidati a sindaco, poichè all’interno di entrambe le coalizioni non è cresciuta alcuna figura autorevole e conosciuta.
L’unico che pone una visione politica è Antonio Bassolino e, parlando di civismo, indica un percorso di ricostruzione identitaria della sinistra democratica. Condivido questa impostazione perché parto dalla consapevolezza che bisogna andare oltre il Partito democratico, costruendo una nuova forza di ispirazione socialdemocratica. Inoltre si deve capire come una forza minoritaria, elitaria e populista come Dema possa governare una grande città.
Gli anni del centrosinistra si sono esauriti in una logora logica di potere, interpretata dalle componenti del Pd. Indagare su queste cose è indispensabile, altrimenti si rimarrà in una logica gestionista e consociativa. Perciò sono preoccupato dal “caravanserraglio” della coalizione di Gaetano Manfredi, dove c’è tutto e il suo contrario. Una forte identità riformatrice è condizione per poter essere il sindaco di tutta la città. Riconosco queste caratteristiche in Bassolino e perciò lo sostengo.
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