Prove di disgelo nella maggioranza sulla riforma della prescrizione. «Accettiamo tutte le proposte sui tempi dei processi ma non sulla norma della prescrizione che deve partire dal primo gennaio», tuona Di Maio in serata. Ma dopo giorni di muro contro muro, la giornata di ieri restituisce la sensazione che il dialogo tra Pd e il M5s, alla ricerca di un’intesa per superare lo scoglio su cui rischiava di incagliarsi il governo giallo-rosso, sembra essere ripartito. Lo scontro, in corso da settimane, riguarda la norma della “Spazzacorrotti” che dal 1 gennaio prossimo cancellerà la prescrizione dopo il primo grado di giudizio. La schiarita arriva nella giornata ieri quando i toni tra i due alleati si ammorbiscono, e in serata il vicesegretario dem Andrea Orlando riferisce di una telefonata con il ministro Alfonso Bonafede per annunciargli che a giorni il Pd sottoporrà a lui e al presidente del Consiglio Conte una propria proposta sulla prescrizione. La giornata si era aperta malissimo. Per tutta la mattina i democratici e i Cinque stelle, infatti, si erano incalzati a distanza con attacchi e minacce incrociate, restando ognuno sulle proprie posizioni.
A rompere lo stallo è Italia Viva. Come annunciato, un’ampia delegazione parlamentare, guidata dalla capogruppo alla Camera Maria Elena Boschi ieri ha partecipato alla maratona oratoria “per la verità sulla prescrizione” davanti alla sede della Corte di Cassazione organizzata dall’Unione delle camere penali per spiegare le ragioni del no alla riforma Bonafede. In questi giorni la piazza dei penalisti – che in più di mille da tutta Italia stanno prendendo la parola per raccontare come questa norma intrappolerà le vite di cittadini imputati, rei e vittime in processi senza fine, in violazione di principi costituzionali fondamentali – sta diventando il teatro dell’agone politico sul tema della giustizia.

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Prima dei renziani erano stati i parlamentari di Forza Italia a intervenire in numerosi alla maratona, sposando la battaglia degli avvocati e attaccando il Pd che in Aula aveva bocciato la richiesta di discutere subito la proposta di legge dell’azzurro Enrico Costa per fermare l’entrata in vigore della riforma. E anche i democratici Alfredo Bazoli e Walter Verini, al lavoro sul dossier, si erano palesati per ribadire la propria contrarietà alla riforma senza garanzie sulla durata dei processi. Prendendo la parola ieri in Piazza Cavour Maria Elena Boschi si è schierata al fianco dei penalisti e ha ribadito la richiesta di una soluzione rapida «vorremmo fosse nell’ambito della maggioranza, che fosse il governo a trovare una soluzione», ha premesso, ma «se così non fosse, dobbiamo immaginare di individuare in Parlamento delle alternative» ha annunciato, confermando la possibilità di intese con l’opposizione a cui aveva aperto Matteo Renzi. «Sosteniamo la proposta Costa – ha aggiunto quindi Boschi – era vice ministro del nostro governo, e ha lavorato con il ministro Orlando a una riforma che era la nostra riforma e ora si limita a chiedere di tornare alle proposte dei governi Renzi e Gentiloni», E proprio Enrico Costa rivela che ieri nell’ufficio di presidenza della Commissione, «i gruppi di Fi, Fdi, Lega e Italia Viva hanno chiesto di fissare un calendario dei lavori che porti al voto la mia proposta entro il 23 dicembre ma Pd e M5S hanno detto no perché «non sanno che pesci pigliare».

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Nel pomeriggio arrivano i primi segnali di distensione. Il ministro Bonafede assicura di «non voler aprire una crisi» sulla sua riforma e di vedere «praterie» per un’intesa con i dem. Di Maio saluta come «ben accetta ogni buona proposta», ma che l’entrata in vigore della riforma non si discute. Per Andrea Orlando «la questione fondamentale ora è come tecnicamente proporre questa difficilissima quadratura del cerchio di una condizione che – ricorda – è stata determinata da una scelta del governo precedente». Il vicesegretario Pd non entra nel merito delle soluzioni da avanzare a Bonafede e Conte, ma le ipotesi allo studio per mitigare gli effetti del blocco della prescrizione, esaminate ieri una riunione degli esperti dem, sono principalmente due: una è l’allungamento della sospensione della prescrizione dopo il processo di primo grado, portando l’attuale termine di 18 mesi previsto dalla riforma Orlando a due o tre anni. La seconda è una prescrizione processuale, cioè con una tagliola sui tempi dei diversi gradi di giudizio. I penalisti ieri in un incontro hanno ribadito a Orlando la richiesta di «immediate iniziative legislative per la cancellazione della nuova disciplina della prescrizione». «La complessità delle dinamiche di maggioranza è comprensibile, ma non si può accettare lo scenario dell’entrata in vigore senza se e senza ma della riforma dal 1 gennaio», chiarisce il presidente Caiazza. Intanto ieri una mozione per impegnare il governo a fermare l’applicazione del blocco della prescrizione è stata presentata in senato da Emma Bonino e firmata da senatori di Fi e del Psi.