È sempre più accreditata la voce di un contenzioso in corso tra Banca Centrale Europea e Deutsche Bank. Motivo del contendere l’eccessiva esposizione della maggiore banca privata tedesca nel segmento dei “leveraged loans” e il conseguente invito della stessa Bce a una maggior prudenza che però sembrerebbe caduto nel vuoto. Il mercato dei cosiddetti “prestiti leva” somiglia molto a quello dei vecchi mutui “subprime” dai quali partì la grande crisi. Prestiti erogati a società già super indebitate e poi negoziati sul mercato quasi come bond; prestiti molto rischiosi, con dimensioni simili a quelle del 2007 e che vengono cartolarizzati in grandi quantità e “impacchettati” in veicoli tanto simili ai Cdo di allora e che ora si chiamano Clo, “collaterlized loan obligations”, pur non cambiando nella sostanza.

La differenza è nei destinatari dei prestiti: i mutui erano erogati a persone fisiche mentre questi a imprese già molto indebitate. La spinta è frutto dei tassi zero che incentivano sempre più investitori a esplorare nuovi mercati come questo pur di racimolare rendimenti interessanti e portare le aziende a emettere e piazzare agevolmente “leveraged loans”. I rischi, dunque, esistono e sono tanti anche perché si inseriscono in un quadro economico che, già prima della crisi pandemica, era difficile. Ora però è destinato a un inevitabile peggioramento e a trascinare con sé il settore sul quale le lenti di ingrandimento di Bce e Fmi già erano puntate da tempi non sospetti (era ottobre del 2019 quando la Bce metteva in guardia da un aumento consistente delle relative insolvenze). Il problema dei “leveraged loans” va così ad aggravare quello più generale dei derivati. I nuovi crediti deteriorati previsti sono oltre 1.400 miliardi quale effetto del drastico peggioramento della situazione congiunturale in Europa con il crollo del 7,7% del Pil atteso per il 2020 (previsione del presidente della Vigilanza Bce, Andrea Enria).

I problemi che si prospettano per il sistema bancario tornano, dunque, a preoccupare l’intero sistema economico e, come è facile prevedere, il rischio che esso venga di nuovo coinvolto dal “problema dei problemi” del mondo finanziario, quello cioè dei derivati, è concreto e preoccupante. Decisiva sarà, almeno in Europa, la qualità del rapporto tra vigilante e vigilato a cominciare dal livello di credibilità della Bce che si gioca su due diversi versanti: l’autorevolezza nel far rispettare le regole e la capacità di rendere tali regole proporzionali. Se infatti l’organo di vigilanza ha il dovere di intervenire con criteri e richiami stringenti al rispetto delle regole qualora avverta l’accrescere del rischio, è altrettanto vero che non sempre la risposta a tali interventi, come nel caso della Deutsche Bank sui “leveraged loans”, sia quella attesa e necessaria.

Siamo dinanzi a un film già visto dove il principio secondo il quale le regole devono essere tali per tutti non è poi così scontato e dove, soprattutto a danno dell’Italia, viene riservato un trattamento che non prevede deroghe come avviene invece per altri Paesi. Ma non basta. Al principio della validità delle regole per tutti, affinché sia efficace, va affiancato il criterio della proporzionalità. Imporre di smaltire crediti deteriorati a tappe ravvicinate e uguali per tutti colpisce le banche che privilegiano, per natura o per scelta, l’intermediazione tradizionale, a cominciare da quelle italiane. Se non si tiene nel dovuto conto questa duplice necessità – serietà nell’applicazione delle regole e loro proporzionalità – sarà inevitabile generare il sospetto che i rischi dei mercati finanziari vengano trattati in modo più benevolo rispetto ai rischi del sistema creditizio. La necessaria e indiscutibile severità dei criteri di vigilanza diventa inaccettabile se una parte dei controllati nutre il sospetto di un metro di giudizio diversificato. Il danno alla credibilità della Bce sarà inevitabile con il conseguente allontanamento di quell’unione bancaria inclusiva, diversificata e sostenibile della quale c’è, invece, un gran bisogno per attraversare il deserto di questa nuova crisi.