Non poteva essere diversamente: pandemia, blocco totale dell’economia, crollo del Pil e nuova ondata di crediti deteriorati. Si stima che sommando Npl e Utp (inadempienze probabili) ancora presenti sui bilanci delle banche, nel 2020 si arriverà a 338 miliardi di euro (+5% rispetto al 2019) e nel 2021 a 385 miliardi. È evidente che si tratta di una diretta conseguenza del crollo del Pil del 2020: -9,9% in Italia e -7,7% in Europa. Sono numeri che inevitabilmente impressionano. Bisogna però guardare avanti. Se il crollo del Pil nel 2020 – e con esso l’aumento delle sofferenze – è certo e inevitabile, è presumibile un effetto rimbalzo per il 2021, con una crescita del 5,6% per l’Italia (in linea con l’Europa).

Quali le risposte in campo? L’idea di una struttura bancaria europea, una Bad Bank in grado di gestire queste problematicità in maniera unitaria, se da un lato è vista potenzialmente positiva ma di difficile realizzazione, dall’altro è fonte di preoccupazione perché potrebbe risultare controproducente se, oltre a intervenire per salvare le banche in crisi, operasse anche sul mercato degli Npl di banche sane in quanto rappresenterebbe un evidente fattore distorsivo del mercato. C’è poi l’ipotesi di standardizzare le informazioni sui crediti deteriorati a livello europeo per facilitarne la vendita e creare una sorta di Borsa dei crediti deteriorati a vantaggio della trasparenza e dell’efficienza.

In questo quadro risulta interessante la situazione delle Banche popolari per le quali il rapporto tra sofferenze e impieghi è sceso, nell’ultimo anno, di oltre due punti percentuali, con un ammontare complessivo che si è ridotto del 22,5%. La solidità delle Popolari è riscontrabile anche dal dato relativo al coefficiente di patrimonializzazione, Tier1, quasi al 17%, ben al di sopra di quanto richiesto dalla legislazione sui requisiti patrimoniali minimi, dalla diminuzione del peso degli Npl sul totale dell’attivo e dal tasso di copertura salito al 52%.

Tutti questi valori esprimono la capacità delle Popolari di coniugare la loro vocazione verso i territori con una gestione prudente ed efficace, frutto di un lavoro che prosegue da anni. Le operazioni di alleggerimento dalle sofferenze sono, infatti, la conseguenza positiva, ma non scontata, di un progetto di gestione integrata degli Npl con effetti sui conti già tangibili seppur proiettati in un medio e lungo periodo. Si assiste, in parte, a quello che era accaduto negli anni immediatamente successivi alla crisi economico-finanziaria del 2008 con le banche del credito popolare in prima linea nel sostegno ai territori e alle comunità attraverso misure mirate alle esigenze di una clientela prevalentemente di piccole e medie imprese e di famiglie.

La solidità ha permesso, poi, interventi straordinari ed eccezionali che hanno contribuito a una efficace gestione dei rischi con una solidità patrimoniale che ne esce addirittura rafforzata rendendo possibile mantenere lo stretto contatto con il tessuto produttivo e imprenditoriale delle singole aree. L’attività promossa dalle Banche del territorio rispecchia, d’altronde, la loro struttura e la loro peculiare natura con oltre il 70% del credito erogato alle aziende che è rivolto alle piccole e medie imprese. Le Banche popolari, dunque, accompagneranno il Paese verso la ripresa economica annunciata anche grazie a ciò che è stato fatto nel passato per migliorare la propria qualità del credito senza mai allontanarsi dai territori e dalle comunità fatte di famiglie e di piccole e medie imprese. Senza timore di essere smentiti possiamo affermare che le Banche popolari sono pronte.