La prima pandemia dell’era globale è scoppiata in un quadro economico e politico già molto instabile in quanto segnato dalla lunga stagnazione europea, dal rallentamento della crescita cinese a da una crescita americana troppo debole. Ha colpito prima la Cina e ora l’Europa e gli Stati Uniti e così sta trascinando nella recessione l’intera economia mondiale facendo saltare ogni certezza, ogni equilibrio, anche quello che sembrava più stabile. Inevitabilmente sarà necessario un lungo e serio ripensamento dei modelli, o meglio, del modello di sviluppo che ha segnato gli ultimi 40 anni dell’Occidente e che oggi mostra una disarmante fragilità dinanzi a un virus.

Così il termine pandemia diventa sinonimo di trasformazione nel significato di passaggio da una società all’altra con la rimessa in discussione del rapporto tra l’utile del singolo e il benessere collettivo, tra la ricchezza privata e la pubblica utilità, tra le libertà individuali e le esigenze generali della comunità. Un’economia diversa, più giusta, inclusiva è invocata ormai quasi unanimemente. Intanto però in Italia, come nel resto del mondo, mentre ogni giorno si contano drammaticamente i morti, si annunciano incalcolabili e immediati danni occupazionali, reddituali e sociali e nessuno è in grado di fare previsioni sul come e sul quando se ne uscirà.

Ognuno è chiamato a fare la propria parte, ognuno si sente parte di una comunità, ognuno riscopre le proprie radici e il proprio radicamento. All’appello non mancano certo le Banche popolari e del territorio che fin da subito hanno messo in atto specifici e concreti interventi in favore delle aziende, del commercio e delle famiglie. Provvedimenti dagli effetti immediati per contribuire a garantire la sopravvivenza del tessuto produttivo e la sussistenza delle persone e delle famiglie. Interventi che tutti gli istituti della categoria stanno realizzando ovunque e non solo nelle aree più colpite, a conferma del loro essere parte integrante delle comunità nelle quali operano.

Le iniziative di sostegno decise autonomamente dai singoli istituti bancari hanno preceduto anche i provvedimenti del Governo e, per questo, sono già operative. Hanno diversa natura e sono state adottate dalla totalità della categoria. La Banca di Piacenza ha istituito una procedura di istruttoria veloce (una semplice pec) per sospendere le rate di finanziamento. La Banca Valsabbina, che opera in una delle aree più colpite, ha aderito alla moratoria per le PMI che prevede la sospensione del pagamento delle rate dei finanziamenti, oltre a donare 300.000 euro agli ospedali bresciani.

La Banca Popolare del Cassinate ha introdotto linee di credito dedicate mettendo a disposizione liquidità per circa 100 milioni di euro. La Banca Popolare Pugliese e la Banca Popolare di Puglia e Basilicata hanno sospeso i mutui o proposto una loro rimodulazione. CiviBank ha dato, a tutte le micro, piccole e medie imprese e di tutti i settori, la possibilità di sospendere il pagamento delle rate dei finanziamenti o di allungarne la scadenza con un iter semplificato e accelerato. La Banca Popolare di Lajatico ha erogato contributi agli ospedali di Pisa e Pontedera per attrezzature e presidi sanitari, oltre a prevedere un supporto finanziario straordinario per soci, imprese e famiglie del territorio utili ad assicurare il sostegno al tessuto economico locale.

Sono soltanto alcuni esempi delle misure messe in atto da tutte le Banche popolari utili a rendere evidente l’elevato grado di consapevolezza di un’intera categoria e la modalità attraverso la quale contribuisce concretamente a “vincere il virus” e a prefigurare la società che verrà dopo che esso sarà stato sconfitto.

Se per il Credito popolare il sostegno alle famiglie e alle piccole e medie imprese è una regolare e quotidiana modalità di operare, esso assume significato e valore particolari nella drammaticità di questi giorni. Poter contare sulla propria banca, sapere che essa ti è accanto e non è una controparte, continua a fare la differenza.