A primavera rischiamo di restare senza frutta e verdura. Oppure di vedere i prezzi alle stelle. Comunque rischiamo il crollo delle esportazioni. L’agricoltura italiana – come spiega Altoprati – è in moltissimi settori prima in Europa. Ora però rischia di restare senza forza lavoro, e allora si scopre che la forza lavoro è un elemento fondamentale nella produzione di ricchezza. Cosa è successo? Stiamo per pagare gli effetti combinati delle leggi Salvini sulla sicurezza (che mettono alla porta migliaia e migliaia di immigrati) e i decreti sul Coronavirus (che hanno lo stesso effetto).

E si scopre – ma in realtà già si sapeva, solo non lo si diceva molto in giro – che la forza lavoro in agricoltura è in grandissima parte costituita dalle braccia degli immigrati. In parte regolari, in parte irregolari. I regolari erano circa 350mila, gli irregolari non lo sappiamo. I primi sono stati messi in fuga, i secondi si nascondono. E in queste condizioni gli imprenditori agricoli hanno persino dei dubbi su se seminare o no. Se al momento del raccolto non avranno chi fa il raccolto, seminare è inutile e dispendioso. Ed è così che rischiamo di mandare alla malora uno dei gioielli italiani. C’è una soluzione?

Bisognerà intanto prendere atto del fatto che gli immigrati non sono per noi quel peso atroce che ci hanno raccontato in tutti questi anni. Sono una risorsa, un aiuto, una forza fondamentale per la crescita dell’Italia. Poi bisognerà trovare una soluzione pratica. I promotori della campagna “Ero Straniero” propongono una misura di emergenza: regolarizzazione di tutti gli stranieri presenti in Italia che possano esibire una proposta di lavoro. Forse sarebbe meglio una sanatoria tout court, che poi permetta di ottenere il contratto. Comunque bisogna agire subito. Non per senso di umanità, per amore verso le persone straniere – stia tranquillo Salvini…- semplicemente per difendere i nostri interessi elementari di italiani: prima gli italiani! Giusto?

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.