“Acquistare prodotti freschi, campani, a chilometro zero. Solo così salviamo la filiera alimentare”. Gennaro Masiello è il presidente di Coldiretti Campania. Il suo invito accompagna l’hashtag #MangiaItaliano di Coldiretti, una delle campagna che vede in campo le associazioni di categoria per la tutela del settore agroalimentare. Allevamento, ortofrutta, il settore vinicolo, anche il vivaistico, che è una peculiarità napoletana: la crisi per la pandemia targata Covid-19 non sta risparmiando nessuno.

La situazione in Campania rispecchia quella del resto del Paese?
“Anche di più. Circa 60mila imprese locali, senza un cambio di passo nelle prossime settimane, rischiano di saltare per aria, con una perdita innumerevole in termini di posti di lavoro. Se ipotizziamo che per ogni azienda ci siano in media due lavoratori, faccia lei il conto”.

Il calo dei consumi incide più sulla grande distribuzione oppure la vendita al dettaglio?
“Le persone hanno mutato stile di vita da tempo, acquistano quel che serve al supermercato. Solo in provincia è rimasto quel rapporto fisico legato al commerciante. Mi preoccupa la tendenza a comprare prodotti a lunga conservazione. Mentre la strada per tutelare la nostra filiera sono i prodotti freschi, campani. Questo stiamo chiedendo agli utenti ma anche la grande distribuzione organizzata, aiutarci a far passare il messaggio di consumare cibi, vini, campani e italiani, freschi, non a lunga conservazione. Così si favorirebbe l’economia circolare. Questa crisi è già costata alla Campania decine di milioni di euro. Ma gli scaffali sono ancora pieni e per ora non vedo il rischio che vengano a mancare dai carrelli pane, latte, uova, pesce”.

Quale settore sta pagando maggiormente?
“L’allevamento, perché anche all’estero il prodotto italiano non vende più, serpeggia la paura e andrà peggio con lo stop alle frontiere e magari con la sospensione dell’accordo di Schengen. E poi, la ristorazione, che ovviamente incide anche sul consumo di prodotti come latte, ortofrutta, formaggi. Sono chiuse pizzerie, ristoranti, con il crollo anche nel consumo di vini campani. La decisione da parte della Regione di chiudere i mercatini al dettaglio e le fiere settimanali ha privato le imprese di una valvola di sfogo, un destinatario per recuperare un po’ di liquidità”.

A proposito di liquidità, che pensa del decreto Cura Italia? È di aiuto per la filiera produttiva?
“Il differimento degli adempimenti fiscali, anche il credito d’imposta del 60% del canone di locazione per gli esercenti: sono norme-tampone, serve ben altro, perché la carenza di liquidità per gli incassi non realizzati nelle ultime settimane e nelle prossime portano al mancato pagamento delle fatture emesse per ordini già consegnati e soprattutto il blocco di nuovi ordini. Sulla liquidità, abbiamo sollecitato la Regione Campania a saldare i crediti vantati dalla aziende. E il blocco con altri Paesi non aiuta: nel Casertano ci sono imprese che temono di non poter reperire gli stagionali per la raccolta di pomodoro”.