La pandemia sta colpendo tutto il mondo. Nessuna economia è al riparo dalla più grande recessione mondiale. Non a tutti sembra abbastanza chiaro. È necessario agire concretamente e il più rapidamente possibile. Bene l’immissione di liquidità della Bce, bene, se reali, gli stanziamenti del governo italiano, ma non basta assolutamente. Serve un piano strategico di ricostruzione con un nuovo protagonismo degli Stati. Nuovi spazi di manovra economica e sociale che rompano quelle rigidità che fino a oggi hanno ingabbiato le economie dei paesi europei. L’Europa sta mostrando tutti i suoi limiti e le sue difficoltà. Ne parliamo con Giuseppe De Lucia Lumeno, segretario generale dell’Associazione fra le Banche Popolari.

Come finanziare queste politiche economiche? Gli Eurobond?
L’ostilità della Germania è storicamente ingiustificata. Ma ora non è più consentito a nessuno perdere tempo e tergiversare. Diventa obbligatorio percorrere anche strade alternative. Vedo con favore che in Italia sta avanzando l’ipotesi di un “prestito per la ricostruzione nazionale”, un’ipotesi sostenuta da banchieri ed economisti tra i quali Tremonti, Bazoli e Sapelli. Un prestito non forzoso, a lunghissimo termine, con un bassissimo tasso di interesse, finanziato direttamente dagli italiani e garantito dall’enorme patrimonio che è l’Italia.

Gli italiani saranno disposti a prestare il proprio risparmio?
Il dramma di queste settimane ha il merito di aver fatto riscoprire un forte senso di appartenenza a un destino comune e a un comune sistema di valori fatto di solidarietà e cooperazione. La grande generosità del popolo italiano si unisce al desiderio di essere protagonista della rinascita. Il contrario delle imposizioni dall’alto che hanno contraddistinto gli ultimi decenni. Queste energie possono e debbono essere messe a frutto del bene comune.

Dopo Fischer e Gabriel, anche l’ex cancelliere Schröder mette in discussione l’austerity della Germania.
È la presa d’atto della fine di un intero ciclo che viene direttamente dal suo interno. La pandemia ha mostrato tutta la debolezza di un sistema che vuole la politica al servizio dell’economia pensando di poter costruire l’Europa sulla moneta invece che su valori condivisi dai suoi popoli. Gli appelli di Fischer e Gabriel e poi quello di Schröder fanno ben sperare perché sono parole di verità che ridanno ossigeno alla politica. Il percorso di ripresa sarà lungo e faticoso e ci sarà bisogno della politica che sappia guardare lontano e parlare il linguaggio della verità e della responsabilità.

Si terranno quest’anno le assemblee delle Banche popolari?
Il sistema del Credito popolare non si ferma. Non si può fermare. Utilizzando i mezzi che la tecnologia mette a disposizione e nel rispetto delle misure straordinarie imposte, le assemblee delle Popolari si stanno tenendo in questi giorni. Anche l’operatività quotidiana degli sportelli non è mai venuta meno. È un ulteriore segnale della capacità di stare al fianco delle imprese e delle famiglie, le più colpite dalla pandemia. È il modo di trasformare lo slogan “nessuno deve restare solo” in realtà.

Quale è lo stato di salute del Credito popolare in Italia?
Tutti gli indicatori relativi al 2019 sono positivi e continuano a segnare miglioramenti rispetto all’anno precedente. Lo sono ancora di più se pensiamo che la situazione economica, immediatamente precedente allo scoppio della pandemia, era impantanata in una sfibrante stagnazione. I risultati positivi, confermati anche nel mese di gennaio, facevano ben sperare.

Poi il dramma.
Al quale, però, la categoria ha saputo rispondere immediatamente e autonomamente. Le Popolari hanno proposto a soci e clienti provvedimenti dagli effetti immediati per sospendere rate di finanziamenti e mutui o per aprire linee di credito dedicate. In più innumerevoli donazioni agli ospedali e alla protezione civile per l’acquisto di attrezzature e presidi sanitari. Il tutto con iter semplificati e accelerati. Ancora una dimostrazione di grande reattività seguendo la bussola del sostegno all’economia reale, alle famiglie, alle Pmi, al tessuto produttivo italiano.