Le banche europee sono solide, soddisfano i requisiti di capitale e hanno notevolmente ridotto le sofferenze. Continuano, però, a essere poco produttive. A sostenerlo è la Banca Centrale Europea che ha pubblicato i risultati dello Srep, il processo di revisione e valutazione prudenziale. Insomma i compiti a casa sono stati fatti ma i risultati non arrivano. Cosa fare allora? La Bce insiste proponendo ancora fusioni tra banche. Ma è davvero questa la soluzione? O, come ha autorevolmente sostenuto Marco Onado dalle colonne del Sole 24 Ore, i problemi non sono proprio «nelle dimensioni aziendali che sono arrivate ai limiti della gestibilità e che allontano troppo i problemi operativi dalla tolda di comando degli organi di vertice della corporate governance»?

Il problema è sempre lo stesso: illudersi di poter risolvere i problemi delle banche pensando che queste siano impermeabili a ciò che accade all’economia reale. In fondo il giudizio della Bce è paradossalmente il riconoscimento implicito del fallimento della grande ondata di fusioni degli anni Novanta che non ha dato gli effetti desiderati proprio perché la crescita delle dimensioni delle banche è stata ben più consistente e rapida dell’economia reale. Il tema dovrebbe allora essere quello dell’economia reale e della capacità del sistema bancario di sostenerla. Se prendiamo i dati delle Banche popolari e del territorio italiane relativi al 2019 vediamo come sia proprio questo l’aspetto chiave che caratterizza queste banche.

Le Popolari hanno erogato nuovi finanziamenti alle piccole e medie imprese per un totale di 25 miliardi di euro e 13 miliardi alle famiglie per l’accensione di nuovi mutui finalizzati all’acquisto di abitazioni. Un’attività di finanziamento che mostra come l’operare in prossimità renda queste banche parte integrante del dinamismo che il tessuto produttivo della piccola e media imprenditoria italiana è in grado di realizzare seppur tra mille difficoltà.

Sempre nel 2019 le banche del credito popolare si sono contraddistinte anche nella promozione di politiche sostenibili a livello ambientale e sociale. Su un totale di 105 milioni di euro, 36 milioni sono stati destinati alla beneficenza, 20 nella formazione e altri interventi di interesse sociale, oltre 15 a interventi di pubblica utilità, 16 al campo artistico e culturale, 10 a quello sanitario e medico-scientifico e, infine, quasi 8 milioni a manifestazioni locali.