Dopo oltre due mesi di blocco quasi totale, il Paese inizia lentamente a “riaprire” seppur tra incertezze e contraddizioni. Mentre sul versante sanitario finalmente si comincia a intravedere una luce in fondo al tunnel, al contrario, l’economia sta entrando ora in un tunnel di lunghezza incalcolabile. Come in ogni crisi economica il sistema bancario sarà indispensabile. Proviamo a ragionare sul ruolo che avranno le banche nei prossimi mesi con Giuseppe De Lucia Lumeno, il Segretario Generale dell’Associazione Nazionale fra le Banche Popolari.

È possibile trarre qualche indicazione da questa prima fase?
Viviamo una crisi senza precedenti, temiamo per le nostre famiglie, per i nostri amici, per i nostri anziani, per noi stessi ma, allo stesso tempo, abbiamo avuto, in questi due mesi, la possibilità di misurare la superficialità di molte cose che affrontiamo quotidianamente senza farci troppo caso.

Banche e banchieri chiamati in causa, criticati, contestati, accusati.
Sì, ma anche persone che sono al lavoro ogni giorno. Lo sono state anche in questi ultimi due mesi per servire la propria clientela, rimandare i pagamenti delle rate di prestiti e mutui, sostenere il flusso di cassa delle aziende. Già nella prima settimana di contenimento molti clienti aziendali hanno beneficiato automaticamente di una proroga delle scadenze.

Banche attive e operanti anche durante il lockdown?
La maggior parte dei dipendenti delle Banche popolari ha lavorato in remoto o in agenzia per fornire un servizio di qualità che è stato riconosciuto come essenziale anche con le prime misure di contenimento. Il ruolo delle banche – se mi è consentito il paragone – assomiglia a quello dei medici: fornire ossigeno all’economia, supportare e rassicurare persone.

Le Banche popolari sono la prima banca delle Pmi in Italia.
Questo ci dà una grandissima responsabilità. La facciamo nostra come sempre, condividendo al meglio la nostra ragione d’essere con l’impegno di dare concretezza ai nostri valori fondamentali. A metà aprile nelle agenzie delle Popolari erano già stati erogati quasi un quinto dei crediti concessi.

Quelli garantiti dallo Stato, quelli da erogare rapidamente.
Quelli ed altri ancora e anche prima che il Governo intervenisse con la propria garanzia. È utile segnalare anche le iniziative delle nostre banche nelle singole realtà territoriali con le quali supportano progetti sociali attraverso donazioni o collaborazioni. Lo fanno in modo discreto, fedeli ai loro valori, malgrado le difficoltà e i vincoli normativi che non sono stati né abrogati né sospesi.

Spesso le crisi, anche le più pesanti, possono trasformarsi in occasioni.
Mentre tante persone continuano a morire e tante altre perdono il lavoro o chiudono la propria azienda, è difficile immaginarlo ma è vero: anche le crisi possono avere effetti positivi. Sono acceleratori di tendenze: consentono di rilevare segnali deboli che alla fine si generalizzano e che se correttamente individuati possono diventare opportunità.

Su cosa ruoterà la ripresa?
Almeno tre saranno i pilastri: salute, ambiente e biodiversità. Le questioni ambientali e sanitarie saranno chiaramente al centro delle attività per i prossimi mesi. Nuove forme di lavoro e collaborazione. Il digitale avrà un ulteriore impulso con lo sviluppo del telelavoro in particolare. Bisognerà rivedere profondamente la localizzazione delle attività riportando alcune produzioni essenziali in Italia.

Le banche non sempre godono del favore dell’opinione pubblica.
Al di là delle polemiche politiche e giornalistiche, sono convinto che i clienti, soci inclusi, sono consapevoli degli sforzi che stiamo facendo per rispondere al meglio a quanto accaduto in questi mesi dimostrando un altissimo tasso di reattività e di senso di responsabilità.

Un impegno, una proiezione nel futuro.
Impresa cooperativa significa solidarietà, attaccamento alle comunità e ai territori, visione a lungo termine. Il nostro modello cooperativo è forse il vaccino che l’economia moderna sta cercando: agire localmente e proteggere dal pericolo dell’eccesso speculativo che rappresenterà il prossimo male dell’economia.