«Deve essere una banca solida, capace di finanziare l’economia locale, con management adeguato, con un’attenzione all’innovazione che, se la piccola banca non riesce a fare, deve farlo in consorzio con altre». Il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, dopo pochi giorni dall’intervento in un convegno promosso dall’Abi, torna a parlare di banche del territorio nell’assetto del sistema bancario italiano. Questa volta lo fa intervistato nel corso dell’evento “Made in Italy: the restart” organizzato dal Sole 24 Ore e dal Financial Times. Ancora una volta non abbiamo alcuna difficoltà nel condividere pienamente le parole del Governatore. «Una sfida non facile – la definisce Visco – ma importante che le banche devono intraprendere in modo consapevole», senza però mai dimenticare – e Visco non solo non lo dimentica ma lo ricorda in ogni suo intervento – che, affinché ciò possa accadere con successo, l’economia deve andare meglio perché le banche sono certamente fondamentali per l’economia, ma senza un’economia che funzioni le banche sono esse stesse in forte difficoltà.

Dunque, dopo l’emergenza sanitaria torna prepotentemente il tema delle prospettive dell’economia italiana e del ruolo del sistema bancario e in esso quello delle banche popolari e del territorio che stanno dimostrando una straordinaria reattività e capacità nel dare, in maniera tempestiva, il giusto e necessario sostegno, anche in attuazione dei provvedimenti sulle moratorie e sulla liquidità, a un tessuto produttivo duramente colpito dalla crisi pandemica. Del resto, «inventare modi diversi per affrontare un ineludibile cambiamento – come viene richiesto alle banche del territorio – anche attraverso attività di carattere consortile» è iscritto pienamente nel Dna del credito popolare e fa parte di tutta la sua storia. Sappiamo bene, proprio perché nel passato ampiamente sperimentato, che una delle strade perseguibili per le banche della categoria per aumentarne l’efficienza e continuare a operare con successo sul mercato è proprio quella della creazione di consorzi e accordi tra intermediari.

La “Luigi Luzzatti s.c.p.a.” che, in ragione della sua forma consortile, può realizzare questi obiettivi e che a oggi ha prodotto risultati più che lusinghieri, è soltanto l’ultimo esempio di questa sensibilità resasi concreta in una lungo percorso tracciato dai padri fondatori del sistema delle banche popolari italiane e seguito dai loro successori. Il futuro – è il caso di ricordarlo – è, infatti, scritto nella nostra storia proprio perché è nella nostra storia che è possibile trovare altre e ulteriori conferme di questa vocazione all’attività consortile. Basterebbe ricordare la Bnl fondata come cooperativa da Luigi Luzzatti nel 1913 con il nome di Istituto Nazionale di Credito per la Cooperazione per diventare prima (1927) Banca Nazionale del Lavoro e della Cooperazione e poi (1929) Banca Nazionale del Lavoro. O ancora la storia e il ruolo dell’Istituto Centrale delle Banche Popolari Italiane nato nel 1926 partecipato dalle banche della categoria e, prima ancora, il Credito Fondiario spa nato nel 1898 con la stessa finalità di condivisione nell’ottica di un prezioso “agire insieme”, senza tralasciare l’esperienza, ancora attuale, di Arca Fondi, la società di gestione del risparmio fondata nel 1983 da banche popolari.

Dunque, guardare al passato per proiettarsi nel futuro ma sempre con i piedi ben piantati nel presente, in un presente che ci parla di una categoria che, malgrado la drammaticità della crisi, può vantare impieghi vivi cresciuti del 2 per cento, raccolta e depositi in aumento rispettivamente di oltre il 4 e il 5 per cento, lungo un percorso di messa in sicurezza, che sta dando i suoi frutti e che rappresenta un obiettivo quanto mai necessario per il rilancio del sistema e, prima ancora, dell’economia reale.