L'editoriale
Putin o Bin Laden? Una corrispondenza di amorosi sensi
Il 24 novembre 2002 il quotidiano britannico The Guardian pubblicò Letter to the American People, nella quale Osama bin Laden presentava il terrorismo islamico come un moto di resistenza contro l’oppressione coloniale degli Stati Uniti. Nella lettera venivano anche riprese le accuse del suo maestro Sayyid Quṭb contro gli ebrei, che “liberano i desideri sessuali dal loro ritegno e distruggono così il fondamento morale su cui riposa il credere puro, per rotolarlo nel fango che essi spargono sulla terra”. Bin Laden vi aggiungeva, alla fine, una denuncia dell’intero Occidente, in preda all’omosessualità e alla fornicazione, all’uso di sostanze stupefacenti, gioco d’azzardo e prestito a interesse, accusato persino di diffondere l’Aids, “un’invenzione satanica americana”.
Come osserva Raffaele Romanelli in un saggio fresco di stampa, a tornare d’attualità non sono però solo i messaggi di bin Laden, molti dei quali singolarmente coincidenti con gli anatemi di Putin contro il declino della civiltà occidentale (Post-Occidente, Laterza). Dopo un lungo letargo, oggi riemergono temi assai di moda negli anni Sessanta del secolo scorso, come l’impostura della democrazia, della tolleranza, della libertà garantita dalle società liberali. Un impasto ideologico – si pensi alla fortuna che ebbero le idee della Scuola di Francoforte – che celebrava il dissenso degli esclusi e dei “dannati della terra”.
Insieme alla violenza rivoluzionaria di Frantz Fanon, insieme al pacifismo intransigente di cattolici e comunisti, insieme ad Adorno e Marcuse, a Freire o a don Milani, oggi sono tornati in grande spolvero autori, testi, parole d’ordine che animarono la contestazione studentesca e sedussero alcuni esponenti di spicco del terrorismo brigatista. Del resto, gli intellettuali che si professano filopalestinesi riducono la storia dell’Occidente al saccheggio dei popoli “indigeni”. Lo aveva già fatto Sartre nella prefazione al libro di Fanon (1961), dove pure elencava tra le nostre ormai perdute “valvole di salvezza” il Partenone, Chartres, i Diritti dell’uomo, la svastica. Proprio così: il Partenone e la svastica accomunati nella stessa negazione.
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