L’offerta minima per partecipare all’asta digitale e aggiudicarsi la titolarità del dominio www.americaparty.com è di 6.078.553,62 di euro. L’acquisto del nome, proviamo a dirlo rozzamente ma in modo efficace, dà diritto al proprietario di utilizzare quell’indirizzo per avere nella immensa vetrina dell’online un sito web raggiungibile dagli internauti. Insomma, è la conditio sine qua non per avere proprio affaccio, foss’anche un oblò minuscolo, sulla rete. Quindi, non stiamo parlando di bazzecole e pinzillacchere, qui si parla di soldi, tanti soldi che per la verità potrebbero diventare, dopo il sondaggio lanciato da Elon Musk, anche molti di più.

Il partito di Musk

Infatti, a chiusura del voto digitale proposto ai follower, al culmine dello scontro a mezzo social con il presidente Donald Trump, il proprietario di X, Tesla e Space X, solo per citarne alcune delle più famose, ha postato sul suo account il possibile nome del partito che nelle intenzioni del promotore dovrà dar voce e rappresentanza all’80% della middle class a stesse e strisce: The America Party. Adesso, in attesa di scrutare l’orizzonte per conoscere le prossime mosse e le intenzioni vere di Musk, c’è da registrare il gran fermento che la proposta ha subito generato nell’info-sfera. Infatti, se il dominio www.americaparty.com vale 6 milioni, registrato però per la prima volta nel 1999, sin dalle ore successive all’annuncio si è scatenata una corsa a registrare utilizzando tutto il ventaglio delle declinazioni possibili.

Le intenzioni

A Phoenix, in Arizona, qualcuno si è precipitato ad acquistare www.theamericaparty.net mentre nello Utah, precisamente a Salt Lake City, è stato registrato il dominio www.theamericaparty.us, mentre l’onda lunga della sfida di Musk a Trump è arrivata anche sulle sponde italiane. Infatti, c’è chi, come ha fatto la società l’Attimo Fuggente Editore srl, con sede a Roma, ha completato l’acquisto del dominio www.americaparty.it. Cosa potrà effettivamente farne è difficile dirlo, intanto avranno pensato che è meglio prenderselo investendo pochi euro che lasciarlo ad altri. Del resto, anche nella storia recente del web ci sono casi singolari che hanno fatto scuola in questo ambito.

Il programma

Come non rammentare ad esempio, la causa intentata e persa nel 2012 da Mediaset per riavere la proprietà dell’omonimo dominio .com, che era scaduto e che fu acquistato da signor Didier Madiba della Fenicius Llc, residente nel Delaware, con il quale poi ci fu molto probabilmente una trattativa privata. Infine, un primo segnale delle intenzioni di Musk di andare avanti può essere rintracciabile anche navigando il sito web, fresco di pubblicazione, www.theamericaparty.org dove c’è già uno scheletro di programma e di raccolta di adesioni.

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Domenico Giordano è spin doctor per Arcadia, agenzia di comunicazione di cui è anche amministratore. Collabora con diverse testate giornalistiche sempre sui temi della comunicazione politica e delle analisi degli insight dei social e della rete. È socio dell’Associazione Italiana di Comunicazione Politica. Quest'anno ha pubblicato "La Regina della Rete, le origini del successo digitale di Giorgia Meloni (Graus Edizioni 2023).