Vladimir Putin lo ha fatto capire da subito: la conferenza di pace in Svizzera non è un appuntamento che interessa alla Russia. E tantomeno interessa il tipo di pace formulato dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky e dagli alleati euroatlantici. Parlando con il leader bielorusso Aleksandr Lukashenko (che ieri ha negato qualsiasi intenzione di muovere guerra all’Europa), il capo del Cremlino ha sottolineato che per lui il summit svizzero è destinato fallire, e lo stesso ha detto il ministro degli Esteri, Sergei Lavrov. “Non abbiamo mai rinunciato alla soluzione pacifica delle controversie. Anzi, siamo stati inclini a fare proprio questo”, ha suggerito lo “zar”. Ma per Putin, la base del negoziato è quella cristallizzata a Istanbul nei primi giorni dopo l’invasione del 2022. Tema confermato anche dal portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov.

L’ordine del Cremlino sulle infrastrutture energetiche

Il presidente russo, che in questo momento sa di avere guadagnato una posizione di vantaggio su un’Ucraina che chiede disperatamente armi all’Occidente, è consapevole che è il momento di premere sull’acceleratore. E le sue forze armate lo stanno facendo da mesi su tutto il territorio del Paese invaso. Nelle retrovie, l’ordine del Cremlino è quello di colpire le infrastrutture energetiche. “In questo modo influenziamo l’industria della difesa, il complesso militare-industriale dell’Ucraina”, ha detto Putin.

I blackout

Gli ultimi raid hanno certificato questo piano di Mosca per “spegnere” il Paese invaso. Ieri mattina la portavoce del Comando meridionale ucraino, Natalia Gumeniuk, aveva annunciato che nella notte erano stati colpiti con i droni Shahed gli impianti nelle aree di Odessa, Mykolayiv, Kherson e Dnipropetrovsk. La compagnia energetica Ukrenergo ha spiegato che dopo gli attacchi della scorsa notte erano rimasti al buio 400 insediamenti. Diverse regioni hanno subito interruzioni della corrente elettrica, e i blackout hanno coinvolto centinaia di migliaia di persone. I raid alle centrali (che hanno preso di mira anche quella termoelettrica di Trypilska Tes) hanno sollevato l’indignazione della comunità internazionale. La portavoce della Casa Bianca, Karine Jean-Pierre, ha spiegato che l’intenzione di Putin è quella di “fiaccare lo spirito degli ucraini portando l’oscurità”. E ha esortato di nuovo il Congresso ad approvare gli aiuti militari necessari per Kiev, su cui sono in corso trattative serrate tra lo speaker della Camera, Mike Johnson, e l’amministrazione Biden. A preoccupare sono soprattutto i sistemi per la difesa antiaerea. Due giorni fa il giornalista della tedesca Bild, Julian Röpcke, aveva scritto un post sui social ripreso anche dalle testate ucraine: “L’Ucraina ha esaurito i missili Patriot e Iris-T. Inoltre, la maggior parte delle altre scorte di mezzi di difesa aerea sono esaurite o distrutte”. Allarme che da tempo è risuonato in tutte le cancellerie occidentali, che adesso si trovano di fronte uno scenario sul campo particolarmente difficile.

Mosca su più fronti

I missili e droni russi stanno mettendo a dura prova la tenuta delle retrovie ucraine. E la prima linea inizia a indietreggiare. Anche nell’esercito di Mosca ci sono problemi. Ieri l’Associated Press ha rivelato che dalle testimonianze di alcuni ufficiali sembra che migliaia di soldati abbiano disertato o tentato di lasciare il fronte. E per l’intelligence militare ucraina, i comandi russi starebbero spostando uomini dall’Estremo Oriente per sopperire alle perdite subite durante la guerra. Segnali che però non sembrano essere particolarmente significativi per gli esperti: preoccupati dalla spinta inesorabile del Cremlino sul fronte orientale. La Russia sembra in grado di gestire ancora per molto il conflitto. E a destare l’allarme dell’Occidente ora è pure la possibilità che Mosca si concentri anche su altri fronti, a partire da quello africano. Ieri il Niger ha annunciato l’arrivo di armi e consiglieri militari russi. E nel vuoto geopolitico del Sahel, Putin può inserirsi dove prima operava indirettamente con la Wagner di Evgenij Prigozhin.