Per gli Stati Uniti sarebbe imminente, entro le 48 ore, un attacco da parte dell’Iran su Israele dopo il raid dell’intelligence di Tel Aviv delle scorse settimane a Damasco, in Siria, dove sono stati uccisi alti ufficiali dei pasdaran. Fonti Usa avrebbero rivelato all’emittente Cbs che la vendetta che Teheran sta pianificando potrebbe includere più di 100 droni (messi a disposizione anche di Putin nella guerra in Ucraina) e decine di missili indirizzati a obiettivi militari dall’interno dello stato di Israele.

Per John Kirby, portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale americana, “la minaccia dall’Iran contro Israele è ancora presente, reale e credibile. Gli Stati Uniti faranno di tutto per aiutare gli israeliani a difendersi”. Sempre fonti americane non escludono (e probabilmente sperano) che l’attacco annunciato da settimana dall’Iran possa riguardare un’operazione su scala ridotta in modo da evitare una escalation pericolosa. Nelle scorse ore il segretario alla Difesa americano Lloyd Austin avrebbe lamentato in un colloquio con il suo omologo israeliano Yoav Gallant il fatto che Tel Aviv non ha informato in anticipo Washington del bombardamento sul consolato dell’Iran nella capitale siriana Damasco effettuato il primo aprile scorso dove sono state uccise sette persone tra cui due comandanti dei Corpi dei guardiani della rivoluzione dell’Iran, il generale Mohammad Reza Zahedi e il suo vice Mohammad Hadi Hajriahimi.

La circostanza è stata riportata dal Washington Post e la ricostruzione del malumore americano è presente anche sui media israeliani. Nel timore di una rappresaglia da parte di Teheran, gli Stati Uniti hanno imposto restrizioni agli spostamenti di funzionari e diplomatici. L’ambasciata americana in Israele ha comunicato che il suo staff è stato messo in guardia dall’allontanarsi dall’area di Gerusalemme, da Tel Aviv o da Be’er Sheva.

Secondo la ricostruzione del Washington Post, una fonte dell’intelligence americana ha riferito che l’esecutivo di Benjamin Netanyahu si sta preparando per un’azione offensiva iraniana, “probabilmente” sul territorio di Israele, nelle prossime 24 o 48 ore.

Intanto ieri il capo dell’FBI Christopher Wray, nelle note preparate per la sua audizione alla Camera dei Rappresentanti, ha sottolineato di temere “un potenziale attacco coordinato qui in patria, simile all’attacco ISIS-K che abbiamo visto nella Concert Hall russa un paio di settimane fa. Temo attacco simile a quello di Mosca Non ho mai vissuto un periodo con così tante minacce a sicurezza New York” aggiunge. Il 22 marzo scorso, l’attentato nella sala concerti alla periferia di Mosca è costato la vita a 144 persone. Prima dell’attacco, i servizi segreti Usa avevano avvertito il Cremlino, che si era invece mostrato scettico. “Ripensando alla mia carriera nelle forze dell’ordine mi sarebbe difficile pensare a un periodo in cui tante minacce alla nostra sicurezza pubblica e alla sicurezza nazionale erano così elevate, tutte in una volta. Ma è così” ha spiegato Wray ai deputati.

Redazione

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