L’ennesima strage di innocenti a Gaza. Una veicolo distrutto da un drone con razzi israeliano, la morte di sette operatori umanitari della ong World Central Kitchen, in prima linea nei territori di guerra e non solo (nella Striscia dall’inizio del conflitto garantiva circa 170mila pasti caldi al giorno), e la solita giustificazione di Tel Aviv: “Presunto terrorista a bordo”. La carneficina prosegue, Israele tira dritto nonostante gli appelli dell’Occidente e dei suoi stretti alleati, a partire dagli Stati Uniti.

Sette cooperanti che aiutavano la popolazione per conto della ong creata dallo chef stellato, spagnolo-americano, José Andrés e che dopo la morte dei suoi attivisti ha sospeso temporaneamente le attività nella Striscia. A perdere la vita la volontaria australiana Lalzawmi Frankcom, ‘Zomi’ per gli amici, 43enne originaria di Melbourne che appena una settimana fa spiegava in un video girato a Deir al-Balah, a Gaza, inseieme a Chef Oli la nuova cucina della ong dove gli operatori umanitari cucinavano migliaia di porzioni di riso con stufano di manzo e verdure. L’annuncio della morte della 43enne è stato dato dallo stesso premier australiano, Anthony Albanese.

Su X e Telegram sono numerose le foto dei passaporti dei sette attivisti oltre a quelle dei cadaveri e al convoglio distrutto da un drone delle IDF. A perdere la vita anche il polacco Damian Soból, secondo quanto annunciato ai media dal sindaco della sua città, Przemyśl, Wojciech Bakun. Aveva 35 anni e lavorava in cucina. Ucciso anche Saif Issam Abu-Taha, l’autista e interprete palestinese che lavorava con la World Central Kitchen. Tra le vittime anche tre cittadini britannici con il ministero degli Esteri del Regno Unito che ha convocato l’ambasciatore israeliano a Londra.

L’amministratore delegato di World Central Kitchen, Erin Gore, ha spiegato in una nota che la sua squadra “stava viaggiando in una zona non conflittuale a bordo di due auto blindate contrassegnate con il logo WCK e un veicolo non blindato”. I movimenti, come da protocollo in questi casi, erano stati coordinati con l’esercito ma nonostante questo il convoglio è stato colpito mentre lasciava il magazzino di Deir al-Balah, dove la squadra aveva scaricato più di 100 tonnellate di aiuti alimentari. “Questo non è solo un attacco contro di noi, è un attacco alle organizzazioni umanitarie che si presentano nelle situazioni più terribili in cui il cibo viene utilizzato come arma di guerra. È imperdonabile” ha aggiunto Gore.

Secondo quanto riferisce il media israeliano Haaretz, che cita fonti di sicurezza anonime, il convoglio dell’organizzazione umanitaria World Central Kitchen sarebbe stato attaccato da un drone delle forzi di difesa israeliane con “ripetuti spari” perché si presumeva che all’interno della carovana ci fosse “un terrorista armato“. La decisione è stata presa da un’unità a guardia del percorso di trasporto degli aiuti dopo che le truppe avevano precedentemente avvistato quella che sembrava essere una figura armata a bordo di un camion che entrava in un’area di deposito degli aiuti. Una decisione sconvolgente che ha ulteriormente provocato indignazione in tutto il mondo dopo l’ennesima, probabilmente gratuita, strage di innocenti. Il governo israeliano nelle ore successive al vergognoso attacco ha ammesso che si è trattato di “un tragico incidente”. E adesso il ministro della Difesa Yoav Gallant ha incaricato funzionari di “informare le organizzazioni e i partner internazionali” sugli attacchi israeliani nella Striscia di Gaza che hanno ucciso sette operatori umanitari dell’organizzazione World Central Kitchen. “Gallant ha fatto riferimento alla natura tragica dell’incidente e ha sottolineato l’importanza di condurre un’indagine approfondita alla quale farà seguito l’attuazione delle lezioni apprese”, secondo una nota del ministero della Difesa.
Il World Central Kitchen è stata fondata nel 2010 dal cuoco spagnolo Andrés e nel corso di questi 14 anni ha fornito cibo ad Haiti dopo il terremoto, nella Repubblica Dominicana, in Nicaragua, Zambia, Perù, a Cuba, in Uganda, alle Bahamas, in Cambogia, in Ucraina (sono a Kharkiv e Zaporizhzhia), negli Stati Uniti e nella Striscia di Gaza.

Redazione

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