In poco più di un mese, attraverso l’associazione culturale Polo Sud, nella sola città di Napoli abbiamo raccolto oltre 7.500 adesioni alla proposta di istituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta sugli scandali nella magistratura, dopo le clamorose rivelazioni contenute nel libro di Alessandro Sallusti e Luca Palamara. Ma adesso la terza città d’Italia deve diventare la capofila di un’altra battaglia di straordinaria civiltà.

La città teatro della drammatica vicenda di Enzo Tortora, la città che  con 101 casi nel 2020 detiene il triste record nazionale degli errori giudiziari, la città in cui quasi il 50% delle inchieste condotte dalla Procura si conclude con una richiesta di archiviazione e quindi un nulla di fatto, deve scatenarsi per sostenere la nobile battaglia promossa dagli amici Radicali. I referendum vanno sostenuti con una mobilitazione civica che deve saper andare oltre i campi trincerati degli apparati partitici. Il pianeta giustizia riguarda tutti noi cittadini e la città di Napoli deve poter offrire al sistema-Paese una risposta decisa su questo tema. L’avvocatura napoletana – ne sono certo – sarà come sempre in prima linea.

Gli avvocati del Consiglio dell’Ordine e della Camera penale, non solo del capoluogo ma di tutte le altre realtà regionali, promuovono da tempo incontri e convegni sui temi referendari: ora è il momento di sostenere concretamente questo straordinario esercizio di democrazia diretta, magari alimentando la raccolta delle firme.
Dalla Campania, così come dalle altre regioni del Mezzogiorno, dovranno arrivare milioni di firme a sostegno del referendum promosso dai Radicali. In questo modo sarà lanciato un segnale forte verso l’ordine giudiziario e le sue continue “invasioni di campo” nei confronti soprattutto della politica.

Al tempo stesso, però, si tratterà di un messaggio di positività verso quei magistrati che operano seriamente e con alta professionalità e che il “partito delle Procure” tenta di silenziare in tutti i modi. I ragionamenti e le opinioni che, ormai 30 anni or sono, vedevano in “splendida solitudine” giudici del calibro di Carlo Nordio, adesso  sono patrimonio di moltissimi magistrati. E per fortuna! In questo particolare contesto il referendum, così come la Commissione parlamentare di inchiesta sulla magistratura, sono due strumenti che potranno aiutare concretamente la politica a ritrovare il primato che le spetta. Non bisogna assolutamente temere il terrorismo psicologico che alcune Procure e l’Associazione nazionale magistrati andranno a scatenare per tentare di indebolire l’azione referendaria. Se i cittadini avranno contezza del proprio ruolo e del proprio “potere contrattuale”, stavolta i sei quesiti referendari produrranno un effetto pesantissimo.

Anzi, aiuteranno la politica, aiuteranno i partiti e aiuteranno persino il Governo ad affrontare con serietà la riforma strutturale della giustizia così come l’Europa ha chiesto, purtroppo garantendo un sostegno economico-finanziario ancora insufficiente su questa materia. Di fronte c’è un oceano che bisogna saper attraversare. Napoli è una città di mare, è la capitale del Mediterraneo e, come tale, dev’essere capace di questa grande “navigazione”. I napoletani devono essere all’altezza del momento storico che vede migliaia di persone fortemente impegnati in una battaglia di straordinaria civiltà quale quella per la riforma della giustizia attraverso il referendum. Perché questa stagione, caratterizzata dall’espressione diretta della volontà popolare e dalle conseguenti  riforme, dovrà essere funzionale a ristabilire il giusto equilibrio tra i poteri dello Stato immaginato e consacrato dai nostri padri costituenti.