In una piazza Cavour, a Roma, assolata si è riunita l’Unione delle Camere Penali italiane per una manifestazione proclamata per rilanciare il tema della separazione delle carriere nella magistratura. Il grande caldo ha accompagnato per tutta la mattina gli interventi: nonostante i 34 gradi adesione altissima. A fare gli onori di casa, sotto l’imponente “Palazzaccio”, Gian Domenico Caiazza, Presidente Ucpi. Poi sono arrivati politici di diversi schieramenti, da Italia Viva rappresentata da Maria Elena Boschi, capogruppo alla Camera e il leader di Azione e candidato sindaco di Roma, Carlo Calenda su tutti. È anche arrivato con il solito seguito di telecamere il leader della Lega Matteo Salvini. I penalisti erano in piazza per rivendicare l’importanza “della indispensabile (termine usato in tutti gli interventi, ndr) riforma per rispondere in modo efficace e credibile alla grave crisi della magistratura italiana“. Parole di apertura e di benvenuto del presidente Ucpi, che chiede di concerto a tutte le forze politiche e parlamentari di far riprendere con forza l’iter della proposta di legge costituzionale della separazione delle carriere e depositata ad inizio legislatura insieme alle firme di 75mila cittadini.

CARLO CALENDA

“Ora non c’è più tempo. La posizione dei 5Stelle è la causa della degenerazione del rapporto tra politica, magistratura e cittadini. Vanno cancellati politicamente. E se la Cartabia (Ministro della giustizia, ed ex presidente della Corte Costituzionale) non farà quello che ha detto allora firmeremo i referendum”. Esordisce così il leader di Azione candidato a sindaco di Roma che sulla riforma della giustizia ha avvertito: “Dobbiamo evitare lo scontro ideologico. Siamo contrari al referendum, non è un metodo che porta ad una riforma, ma se Cartabia, ministra seria e preparata, non dovesse mantenere la parola saremo in prima fila per usare questo strumento della democrazia diretta”, e continua sul Pd: “Dobbiamo stanare il Partito Democratico, che deve decidere da che parte stare, se sta con la democrazia liberale o col populismo, e questo accadrà con la riforma del processo penale. Aspettiamo il governo alla prova della riforma della giustizia”.

MARIA ELENA BOSCHI

“Italia Viva è di nuovo in piazza accanto all’Unione delle camere penali come a dicembre del 2019 e a Montecitorio nel 2020. Condividiamo la battaglia per la separazione delle carriere e pensiamo serva una riforma complessiva della giustizia che con il precedente governo dei due avvocati Conte e Bonafede era impossibile”. “Noi, – dice Boschi, intervenendo alla manifestazione – assieme ad altri colleghi abbiamo sempre favorito la discussione sulla proposta della separazione delle carriere proprio perché rimanesse acceso il dibattito anche in Aula. Ci siamo sempre stati non solo con le parole ma con i fatti, unico argine con la forza delle nostre idee e i nostri numeri in parlamento anche a costo di restare soli in quella maggioranza . Siamo stati i soli a dire no al Pnrr presentato da Conte che nella parte sulla riforma della giustizia penale prevedeva il giudice unico in appello, per noi giustizialismo e garantismo – ha sottolineato – non sono due facce della stessa medaglia. Oggi, siamo passati da Conte e Bonafede a Draghi e Cartabia un vero cambio di passo, e possiamo finalmente dire che il garantismo torna ad avere dignità nel dibattito pubblico. Siamo tutti d’accordo per accelerare i tempi dei processi, ma diciamo no a un baratto con le garanzie costituzionali. Solo una giustizia giusta può far sentire al sicuro i cittadini», ha concluso.

MATTEO SALVINI

“Una proposta sacrosanta che è arrivata dall’Unione delle camere penale e dai cittadini” Esordisce il leader della Lega e prosegue: “E per fare un quadro a disposizione anche di chi ha l’età di mio figlio, visto che siamo in tempi di Europei di calcio, basti dire che se uno per anni gioca con la maglietta della Roma o della Lazio se poi dopo dieci anni decide di mettere la casacca dell’arbitro c’è qualcosa che non funziona perché non è esattamente super-partes. Se vuoi fare il calciatore fai il calciatore, se vuoi fare l’arbitro fai l’arbitro. Se vuoi far parte della squadra inquirente fai parte di quella squadra però poi non puoi andare a braccetto con la parte giudicante soprattutto la tua carriera e le tue promozioni non possono dipendere dal parere di coloro che sono dall’altra parte”, poi Salvini continua con una indiscrezione sui suoi colloqui con Conte e confessa: “Non l’ho mai detto ma quando parlai di questo tema con l’ex Presidente del Consiglio, un vostro collega avvocato, mi disse ‘Salvini lavoriamo su tutto ma non su quello’, chi tocca la separazione delle carriere in questo Paese si fa male. Io sono a processo il 15 settembre, non per questo ma con assoluto orgoglio”. E conclude: “La separazione delle carriere è una scelta di civiltà così come la responsabilità civile dei magistrati e la liberazione degli stessi da logiche spartitorie delle correnti. A dimostrazione del fatto, un libro come quello di Sallusti e Palamara in periodo come questo di uscita dal covid abbia superato le 300mila copie significa che il tema è caldo”.

Riccardo Annibali

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