L’appello alla rivolta che il presidente dell’Anm ha indirizzato ai magistrati, invitandoli ad opporsi ai referendum sulla giustizia, è probabilmente l’atto di insubordinazione al potere democratico più grave, nella storia della repubblica, dopo le minacce golpiste dell’estate del 1964. Il dottor Santalucia per la verità non ha usato la parola “rivolta” ma la parola “reazione”.

Ha detto testualmente: “Credo che spetti all’Anm una ferma reazione a questo tipo di metodo”. La distinzione tra reazione e rivolta è una semplice questione di linguaggio. Di solito la sinistra usa la parola rivolta e la destra la parola reazione. Santalucia ha usato la parola che gli è venuta più semplice, ma la sostanza è quella: il rifiuto delle regole del gioco stabilite dalla Costituzione, o dalle leggi, o dal diritto, o dai principi essenziali della democrazia. Il dottor Santalucia è un giurista esperto e io no. Però leggendo l’articolo 338 del codice penale ho la netta sensazione che con la sua dichiarazione egli abbia violato quell’articolo. Ne copio qui alcuni passaggi, che mi sembrano inequivocabili.

“Chiunque usa … minaccia (1) ad un Corpo politico, amministrativo o giudiziario, ai singoli componenti o ad una rappresentanza di esso… per turbarne comunque l’attività, è punito con la reclusione da uno a sette anni… alla stessa pena soggiace chi commette il fatto per ottenere, ostacolare o impedire il rilascio o l’adozione di un qualsiasi provvedimento, anche legislativo”. È vero che questo reato, credo, è stato sin qui contemplato una sola volta: per il folle processo in corso a Palermo e soprannominato il processo sulla “trattativa Stato-mafia”.

E infatti a me non viene neanche in mente di invocare contro il Presidente dell’Anm una legge bislacca (come molte altre leggi) che oltretutto confina con le leggi contro i reati di opinione, alle quali (tutte, compresa la legge Mancino) sono contrarissimo. Penso però che con le sue dichiarazioni di sabato scorso il presidente dell’Anm abbia reso chiare alcune cose.

1) Che l’Anm è una organizzazione politica, assolutamente politica, che si presenta come organizzazione politica, si comporta come organizzazione politica, ritiene che tra i suoi compiti ci sia quello di battersi contro i partiti e i gruppi politici che considera ostili, e che forse immagina anche di dovere usare i poteri dei suoi iscritti (l’inchiesta, l’arresto…) come mezzi per la propria battaglia politica e ideale.

2) Che l’Anm ritiene che ogni riforma in materia di giustizia spetti a lei e solo a lei, in nome dell’indipendenza della magistratura. E che violare questa sua prerogativa da parte dei partiti equivalga a violare la Costituzione.

3) Che l’Anm è diventata a tutti gli effetti un gruppo politico estremista, extraparlamentare, che a differenza di altri gruppi politici extraparlamentari detiene un immenso potere: il potere di controllo assoluto sullo svolgimento della giustizia.

Quel che lascia allibiti non è l’arroganza del gruppo dirigente della magistratura. Che, oltretutto, straccia l’idea dell’indipendenza del giudice, effettivamente sancita dalla Costituzione. La Costituzione parla esplicitamente ed esclusivamente di indipendenza “del giudice”, non della magistratura associata. Mentre il richiamo alle armi di Santalucia esclude l’indipendenza del singolo giudice, nel momento in cui chiede una reazione della categoria a difesa dei propri interessi. Quel che lascia davvero allibiti è l’assenza di reazioni, a parte quelle scontate dei promotori dei referendum. Non solo non si è sentita una voce di protesta da parte di gruppi di magistrati, che pure dovrebbero sentirsi imbarazzati da questo appello “para-golpista” dell’Anm, che finisce per coinvolgere tutti loro. Ma neppure da parte dei partiti. Una volta i partiti democratici insorgevano di fronte ai rischi di attacco dall’esterno alla costituzione e allo stato democratico.

Prima ricordavo il tentato golpe del ‘64: Moro e Saragat si recarono furiosi al Quirinale e avvertirono il Presidente che se non avesse stroncato la minaccia i loro partiti sarebbero scesi in piazza. Oggi, invece, silenzio. Personalmente sono sempre contrario ai provvedimenti che mettano fuorilegge delle organizzazioni politiche. Per questo sono contrario anche all’ipotesi di mettere fuorilegge l’Anm. Però non c’è dubbio che l’Anm è una organizzazione illegale e che la sua presenza mina alla radice la credibilità della magistratura e del sistema giustizia.

 

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.