La proposta di Regolamento sugli imballaggi è uno dei temi più caldi dell’agenda politica europea. La Commissione stima che gli imballaggi costituiscano il 36% dei rifiuti solidi urbani e che ogni europeo produca ogni anno circa 180 kg di rifiuti di imballaggio.

Le materie prime per gli imballaggi

La produzione di imballaggi impiega grandi quantità di materie prime: il 50% della carta e il 40% della plastica utilizzate nell’UE sono infatti destinati agli imballaggi. Secondo le stime della Commissione, in assenza di nuove misure, entro il 2030 l’UE registrerebbe un ulteriore aumento del 19% dei rifiuti di imballaggio, percentuale che arriverebbe al 46% per i rifiuti di imballaggio di plastica. La tendenza legata alla produzione totale di rifiuti di imballaggio è già in aumento (da 66 milioni di tonnellate nel 2009 a 78,5 milioni di tonnellate nel 2019), con un picco dovuto alla pandemia di Covid-19 che ha determinato un incremento delle vendite via internet e dell’asporto da supermercati e ristoranti.

Gli obiettivi della proposta sul regolamento

La proposta di regolamento in esame è volta a conseguire i seguenti obiettivi specifici: ridurre i rifiuti di imballaggio pro capite per Stato membro del 15% rispetto al 2018 entro il 2040 e, in tal modo, giungere a una riduzione complessiva dei rifiuti nell’UE del 37% circa rispetto all’ammontare che si raggiungerebbe in assenza di modifiche normative. A tal fine si prevedono restrizioni agli imballaggi inutili, si promuove l’utilizzo di imballaggi riutilizzabili e ricaricabili e saranno vietate alcune forme di imballaggio (ad esempio quelli monouso). La proposta prevede inoltre dei criteri di progettazione per gli imballaggi e l’introduzione di sistemi vincolanti di vuoti a rendere su cauzione per le bottiglie di plastica e le lattine di alluminio. Secondo la Commissione europea, le misure proposte dovrebbero ridurre entro il 2030 le emissioni di gas a effetto serra derivanti dagli imballaggi a 43 milioni di tonnellate rispetto a 66 milioni di tonnellate di emissioni che verrebbero liberate a legislazione invariata. Il consumo di acqua si ridurrebbe di 1,1 milioni di m3. I costi dei danni ambientali per l’economia e la società si ridurrebbero di 6,4 miliardi di euro. Ci si attende inoltre la creazione di oltre 600mila posti di lavoro nelle attività legate al riutilizzo degli imballaggi, oltre a risparmi per imprese e consumatori stimabili in circa 100 euro l’anno pro capite.

Niccolò Querci

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